Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliImportante centro tessile tra Medioevo e Rinascimento situato nel cuore delle Fiandre, Mechelen si è recentemente arricchita di due nuove mete culturali. A Onze-Lieve-Vrouw-Waver, nei dintorni della piccola città d’arte in provincia di Anversa, ha infatti riaperto dopo un lungo restauro il Giardino d’Inverno delle Orsoline. Gemma dell’Art Nouveau i cui ideatori e realizzatori sono tuttora sorprendentemente ignoti, il giardino con serra dalla splendida volta vetrata appartiene all'ex pensionato per ragazze di buona famiglia delle Suore Orsoline, fondato nel 1841, significativo esempio di imprenditorialità femminile in campo pedagogico ed educativo che riuscì ad espandersi a livello europeo. Inserito nel 1987 nella lista dei monumenti storici belgi, il complesso è oggi visitabile grazie a una collaborazione tra Stichting Kempens Landschap (ente teso a salvaguardare il patrimonio storico artistico della provincia di Anversa) e l’organizzazione non-profit vzw Wintertuin Ursulinen.
È ben noto invece il committente dell’imponente palazzo nel cuore di Mechelen che dal 1938 ospita il Museo Hof van Busleyden, dedicato alla storia della città, anch’esso riaperto dopo un significativo intervento di riqualificazione in due fasi che nel 2018, dopo otto anni, ne ha permesso una prima riapertura come punto di riferimento per il Rinascimento borgognone. Iniziata nel 2022 e da poco conclusa, la seconda fase ha invece riguardato, oltre all’accessibilità, il tetto, le strutture lignee, finestre e serramenti.
Il palazzo è la cinquecentesca dimora nobiliare dell’umanista Hiëronymus van Busleyden, che vi accolse illustri personalità come Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro. La rinnovata esposizione permanente, intitolata «A casa nella Mechelen borgognona», narra figure storiche come il colto ex proprietario, la reggente Margherita d'Austria, che risiedeva nella poco lontana Hof van Savoye, e le Suore Ospitaliere, considerati ambasciatori dell’epoca d’oro fiamminga. Con l’obiettivo di offrire spunti di riflessione su un mondo in rapido e continuo cambiamento, il museo accosta pezzi della collezione storica a opere d'arte contemporanea, selezionate dalla curatrice ospite Magali Elali, focalizzando temi universali come potere, religione e politica senza dimenticare le minoranze e nella piena consapevolezza delle tensioni tra la narrazione dominante e le altre.
La riqualificazione ha riguardato anche i giardini, ridisegnati dall'architetto paesaggista olandese Ronald van der Hilst in collaborazione con l'artista fiamminga Berlinde De Bruyckere allo scopo di creare un'oasi verde aperta al pubblico suddivisa in tre settori: l’Hortus Catalogus (orto botanico) di ingresso, l'Hortus Ludi o «giardino di piacere», stretto tra le ali del palazzo, e un terzo giardino segreto, ad accesso limitato, nascosto dietro l’edificio. I giardini rappresentano un omaggio non solo alle collezioni del museo, ma anche all’illustre botanico di Mechelen Rembert Dodoens (1517-85) il cui Cruijdeboeck gettò le basi per una nuova classificazione delle specie vegetali.
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