Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Redazione
Leggi i suoi articoliUn viaggio nell’arte del dopoguerra, tra materia, spazio e sperimentazione. A maggio, Sotheby’s New York presenterà Im Spazio: The Space of Thoughts, una straordinaria selezione di 15 opere firmate da alcuni tra i più importanti artisti italiani e americani del secondo dopoguerra. La collezione, proveniente dalla raccolta privata della storica mercante d’arte Daniella Luxembourg, sarà offerta nella Contemporary Evening Auction, con una stima complessiva che supera i 30 milioni di dollari. Tra i protagonisti spiccano nomi come Lucio Fontana, Michelangelo Pistoletto, Salvatore Scarpitta, Alberto Burri, Alexander Calder e Claes Oldenburg. Artisti che, ciascuno con il proprio linguaggio, risposero al trauma della guerra e all’euforia del progresso scientifico abbandonando strumenti tradizionali come il pennello, per abbracciare pratiche sovversive: tagli, fori, lacerazioni e sculture che mettono in discussione i confini della pittura. Il titolo della vendita che richiama idealmente «Im Spazio», la mostra curata da Germano Celant nel 1967 alla Galleria La Bertesca di Genova, considerata il manifesto dell’Arte Povera, appare come un omaggio al momento storico in cui l’arte si apriva alla tridimensionalità e al confronto diretto con lo spazio reale.

Lucio Fontana, «Concetto spaziale, La Fine di Dio» 1963. Courtesy Sotheby’s
Lucio Fontana domina la scena con «Concetto spaziale, La Fine di Dio» (1963), valutato tra 12 e 18 milioni di dollari. Capolavoro raro, appartiene alla celebre serie ispirata all’era della conquista spaziale. Solo dieci dei 38 dipinti della serie presentano la preziosa superficie ricoperta di glitter, elemento che evoca il cosmo e conferisce una dimensione ancora più astratta e luminosa alla tela. L’opera, che sarà battuta per la prima volta all’asta, conserva visibili anche le impronte delle dita dell'artista, aggiungendo una forte carica materica ed emotiva. Altri due esemplari con glitter sono conservati al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e alla Fondazione Lucio Fontana di Milano. A sottolineare la sua rilevanza storico-artistica, quest’opera compare in fotografie d’archivio scattate da Ugo Mulas nello studio dell’artista. Fontana creò queste opere tra il 1963 e il 1964 in occasione di tre mostre fondamentali a Zurigo, Milano e Parigi. Accanto al maestro dello Spazialismo, spiccano lavori emblematici come il monumentale «Nero Cretto» di Burri, le sculture di Calder e le trasformazioni di oggetti quotidiani firmate Oldenburg, a testimoniare un dialogo serrato e fertile tra due continenti che, negli anni Sessanta, hanno messo in discussione la nozione stessa di opera d’arte. Molti dei lotti vantano inoltre provenienze illustri: lo Scarpitta, ad esempio, appartenne al visionario gallerista Michel Durand-Dessert, mentre «Sullo stato» di Luciano Fabro passò nelle mani dei principali mercanti dell’Arte Povera: Gian Enzo Sperone, Christian Stein e Massimo Minini.
Claudia Dwek, Chairman of Contemporary Art, Sotheby’s Europa, a proposito degli artisti in asta, ha sottolineato: «Questi artisti cercavano di liberarsi dai vincoli della storia dell’arte e di reinventare ciò che l’arte poteva essere, riflettendo i rapidi cambiamenti sociopolitici dell’epoca». La collezione sarà esposta in anteprima a Milano dal 9 al 12 aprile (Corso Venezia 16), prima di volare a New York per l’appuntamento di maggio, in quello che si preannuncia come uno degli eventi clou della stagione delle aste internazionali.

Luciano Fabro, «Sullo stato», 1970. Courtesy Sotheby’s
Altri articoli dell'autore
Bruxelles si conferma un punto di riferimento dell’arte contemporanea con una 41ma edizione della sua fiera ricca di energia, vendite e nuove scoperte artistiche
Fabrizio Moretti lascia la direzione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze dopo dieci anni e cinque edizioni. Al suo posto subentra il noto antiquario fiorentino Presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia
Per gli studiosi il ritrovamento avvenuto nel Pyongan meridionale apre nuove prospettive sul patrimonio spirituale e artistico della dinastia Goryeo (918-1392), l’età d’oro del Buddismo nella penisola coreana
La rassegna elvetica, dal 19 al 22 giugno, annuncia il suo programma, tra visioni monumentali, premi pionieristici e incursioni sensoriali