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Il murales di TvBoy apparso a Roma e subito rimosso. E intanto, tra totoministri e fantapolitica, spunta pure il nome di Matteo Salvini

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Il murales di TvBoy apparso a Roma e subito rimosso. E intanto, tra totoministri e fantapolitica, spunta pure il nome di Matteo Salvini

Quale ministro per il centrodestra?

Tutti i nomi, probabili e improbabili, candidabili e autocandidati, dopo 8 anni di guida Franceschini

Alessandro Martini

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Un ministro fedele, meglio se uomo di apparato, oppure un «tecnico», magari addirittura un «intellettuale»? Dopo otto anni di guida Franceschini (2014-18 e 2019-22, con la parentesi Bonisoli) e in vista dei primi 50 anni del Ministero fondato da Spadolini nel 1974, i nomi per il prossimo ministro della Cultura si inseguono, in ordine sparso, attraversando tutte le anime della coalizione composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. E forse qualche incertezza è normale che ci sia, dopo tanta attesa. Sono infatti trascorsi 28 anni dalla nomina del primo (e per molti versi ultimo) ministro dichiaratamente ascrivibile alla «destra» della Seconda Repubblica: nel 1994, nel primo Governo a guida Berlusconi, alla Cultura era stato chiamato Domenico Fisichella, cofondatore di Alleanza Nazionale e professore universitario.

Proprio la provenienza accademica sembra essere stata la linea guida dei primi governi Berlusconi, altrimenti imprevedibili nella scelta dei vertici culturali: dopo Fisichella fu infatti la volta di Giuliano Urbani che, anche grazie alle sue competenze di studioso (laureato con Norberto Bobbio e tra i fondatori del Centro Einaudi di Torino), favorì l’approvazione (epocale) del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio tuttora vigente (D.Lgs. n. 42/2004: il Codice Urbani, appunto). Proprio Urbani è stato il ministro più incisivo tra quanti proposti dai Governi di centrodestra, ben più dei successivi Rocco Buttiglione (politico, oltre che filosofo), Sandro Bondi (poeta laureato) e Giancarlo Galan (condannato nell’ambito dello scandalo Mose di Venezia). E anche di Alberto Bonisoli, ministro 5Stelle nel governo Conte I appoggiato anche dalla Lega di Matteo Salvini.

Oggi, anche sulla strada che porta verso il Collegio Romano pare dominare il desiderio di riscatto di un centrodestra che (per ragioni diverse, interne ed esterne) non può vantare una grande dimestichezza con gli ambienti culturali e artistici, a cui sembra guardare con un timore quasi imbarazzato. Ecco quindi i nomi dei tecnici, più usi a trattare con il mondo dell’arte e degli «intellettuali»: in primis Vittorio Sgarbi (Ferrara, 1952), autocandidato da sempre.

Già sottosegretario con Bondi (con cui non ebbe un gran feeling, fino alle dimissioni), Sgarbi è una figura di riconosciuta competenza in campo artistico, amico e sodale di Berlusconi, già assessore ala Cultura di Milano (sindaco Letizia Moratti: anche allora finì tra qualche screzio) e oggi sindaco di Sutri (Vt). Uscito perdente dallo scontro elettorale con Pierferdinando Casini a Bologna, non corrisponde alla figura desiderata da Giorgia Meloni, che non vorrebbe «personaggi scomodi» (così dice chi le è molto vicino), ma piuttosto persone «fidate e affidabili», soprattutto per un Ministero «difficile» come quello della Cultura, espressione di un mondo finora non particolarmente titillato e allettato dagli schieramenti di centrodestra.

Molto meglio, sul fonte Fratelli d’Italia, risulterebbe quindi una figura interna al partito come Federico Mollicone (Roma, 1970), responsabile Cultura del partito. Certo, non sembrano aiutarlo le recenti uscite pubbliche: quella sul cartone animato per bambini «Peppa Pig» (che la Rai non dovrebbe trasmettere perché reo di rappresentare un orsetto con due mamme) e, a ruota, quella secondo cui «le coppie dello stesso sesso in Italia non sono legali».

Tornando ai «non politici», circolano i nomi del critico d’arte, curatore e docente Luca Beatrice (Torino, 1961), curatore del Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia del 2009 (nominato da Bondi) e presidente del Circolo dei Lettori di Torino nel 2010-18; di Umberto Croppi (Roma, 1956), già assessore alla cultura della giunta Alemanno a Roma (2008-11) e attuale presidente della Quadriennale di Roma e direttore di Federculture; del manager Andrea Abodi (Roma, 1960), presidente dell’Istituto Credito Sportivo che molto si è impegnato su progetti culturali (ma pare destinato al Ministero dello Sport), e del giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco (Catania, 1963).

Citato è anche lo storico, saggista e giornalista Giordano Bruno Guerri (Monticiano, Si, 1950), dal 2008 presidente (e dal 2014 anche direttore generale) della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera (Bs), e dal 2015 direttore del MuSa, Museo di Salò. Grande esperto del ventennio fascista, fu tra i curatori di una mostra epocale come «Anni Trenta. Arte e cultura in Italia», allestita nel 1982 a Palazzo Reale di Milano.

Tra gli altri nomi anche Giampaolo Rossi (Roma, 1966) archeologo di formazione, «marinettiano» per autodefinizione, già consigliere della Rai in quota Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura della Regione Lazio, direttore di RaiNet tra il 2004 e il 2012; Gennaro Sangiuliano (Napoli, 1962), direttore del Tg2 dal 2018, già alla guida del quotidiano «Roma» di Napoli (1996-2001) e vicedirettore di «Libero» dal 2009 al 2018; ma anche Luca Barbareschi (Montevideo, 1956), attore, regista, produttore e conduttore, già deputato nel 2008-13 con il Popolo delle Libertà e Fini, e l’attore e regista Edoardo Sylos Labini (Pomezia, 1971), fondatore della rivista «CulturaIdentità» e dei Festival di CulturaIdentità (ovviamente dedicato all’«identità» italiana) e noto alle cronache come ex marito di Luna Berlusconi, figlia di Paolo. Ma sono nomi senza grosse chance.

Per la Lega, il nome più citato è quello di Lucia Borgonzoni (Bologna, 1976), sottosegretario al Mibact nel primo governo Conte e al Mic nel governo Draghi. Vanta una famiglia di artisti e architetti, un diploma all’Accademia di Belle Arti della sua città, mostre in Italia e lavori come designer di interni. Solo apparentemente inatteso è Claudio Borghi (Milano, 1970), deputato per la Lega Nord dal 2018. Laureato in Scienze economiche e bancarie all’Università Cattolica di Milano e da sempre impegnato in ambito finanziario (da Salomon Brothers a Deutsche Bank a Merrill Lynch), è però anche un appassionato collezionista d’arte contemporanea. E proprio sul tema dell’Economia dell’arte ha pubblicato, firmandosi Claudio Borghi Aquilini, il libro Investire nell’Arte (Sperling & Kupfer, 2013), con prefazione di Francesco Micheli, e ha insegnato in corsi master della Luiss di Roma e dello Ied di Venezia. Dal 2014 è responsabile economico della Lega.

Circola infine anche il nome di Daniela Santanché (Cuneo, 1961), imprenditrice, deputata di Fratelli d’Italia e grande amica di Giorgia Meloni: tanto che, si dice, la prima premier donna d’Italia vorrebbe proprio concederle un Ministero... Proprio la Cultura o il Turismo... Suggestiva, infine, ma non per questo probabile, una riedizione dello schema Veltroni-Prodi del 1996-98 (replicato da Rutelli-Prodi nel 2006-08): uno schema che prevedeva il tandem di un premier (Prodi) affiancato da un vicepremier che era anche ministro della Cultura (Veltroni e poi Rutelli). E se domani Matteo Salvini sarà (come pare, ma non è certo) il vice di Meloni, chissà che non possa essere proprio lui a guidare la diplomazia culturale della nuova Italia del centrodestra... Ma, appunto, questa è fantapolitica. Ad oggi, i nomi più accreditati e praticabili ci sembrano Giampaolo Rossi, Lucia Borgonzoni e Umberto Croppi. A pari merito del classico «outsider», il nome a cui pochi finora hanno pensato e che nessuno ha voluto bruciare.
 

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Alessandro Martini, 28 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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