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Daria Berro
Leggi i suoi articoliHa viaggiato per oltre 5mila chilometri dai fiordi della Groenlandia, a Castel Gandolfo, dove, il primo ottobre, nel corso dell’incontro «Raising Hope for Climate Justice»,è stato benedetto da papa Leone XIV durante il suo discorso inaugurale . È un blocco di ghiaccio groenlandese di 20mila anni fa, proveniente dal fiordo Nuup Kangerlua, staccatosi dalla calotta glaciale e destinato a sciogliersi nell’oceano, quello trasportato a Roma dall’artista-danese islandese Olafur Eliasson quale prova tangibile dell’emergenza climatica anche nell’estremo Nord del mondo. «Signore della vita, benedici questa acqua: possa risvegliare i nostri cuori, purificare la nostra indifferenza, lenire i nostri dolori e rinnovare la nostra speranza», sono state le parole pronunciate dal papa nel corso della benedizione.
Eliasson e il geologo Minik Rosing, che ha contribuito al trasporto del frammento groenlandese a Roma, nel 2014 hanno lanciato Ice Watch, un progetto incentrato sui cambiamenti climatici, che prevede tra l'altro, la collocazione in aree pubbliche a Copenaghen, Parigi e Londra di blocchi di ghiaccio lasciati sciogliere lentamente per «rendere espliciti i dati scientifici, in modo da poterli percepire».
Secondo stime del Centro informazioni sulla Terra della Nasa, a causa dei cambiamenti del clima la calotta glaciale della Groenlandia perde circa 270 miliardi di tonnellate all'anno. La conferenza di Roma, organizzata a 10 anni dalla pubblicazione di Laudato si' per riflettere sull'influenza dell’enciclica sulla consapevolezza climatica e a tracciare un percorso per la cura futura del pianeta, anticipa la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 30) 2025, che si terrà in Brasile a novembre.
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