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Łukasz Sinicyn, Roman Kaczkowski, Katarzyna Piskorz - bliss gallery

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Łukasz Sinicyn, Roman Kaczkowski, Katarzyna Piskorz - bliss gallery

NEW ENTRIES FOR FUTURE | Sinicyn, Kaczkowski, Piskorz - bliss gallery

In attesa della 32ma Artissima, tredici dialoghi ispirati al pensiero visionario di Richard Buckminster Fuller, per riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, sfidare le consuetudini e abbracciare un futuro di innovazione e responsabilità collettiva

Artissima invita quest’anno a concepire un Manuale Operativo per Nave Spaziale Terra, ispirandosi all’omonimo libro di Richard Buckminster Fuller. La fiera chiama la comunità di giovani galleristi e operatori culturali a riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, adottando prospettive inedite, sfidando le consuetudini e abbracciando un futuro di responsabilità collettiva e innovazione.
La parola Łukasz Sinicyn (direttore), Roman Kaczkowski (proprietario), Katarzyna Piskorz (direttrice artistica) di bliss gallery.

In che modo un’opera o un artista hanno fortemente trasformato il suo modo di abitare il nostro «pianeta-mondo», influenzando il suo sguardo critico e la sua azione curatoriale?
Katarzyna Piskorz. Per me un punto di riferimento fondamentale è Urszula Broll, un'artista che, attraverso la sua vita e il suo lavoro, ha dimostrato che la libertà è radicata nella pratica quotidiana e nella concentrazione interiore. Ma non si è mai trattato di un ritiro solitario; era uno spazio condiviso, fondato sull'amicizia, il calore e la ricerca collettiva. Attorno a Broll si è raccolta una comunità in cui arte e vita si sono intrecciate e la spiritualità si è fusa con la realtà quotidiana. Questa concezione della libertà, come qualcosa che si crea insieme agli altri, mi è particolarmente vicina. La sua pittura e il suo coinvolgimento nel circolo di Ślnialnia, un gruppo di artisti e amici autodidatti che si incontravano regolarmente sotto la grigia realtà del comunismo per parlare di spiritualità e arte, dimostrano che l’arte può essere una mappa di fuga, non nel senso di evasione, ma nella creazione di uno spazio intellettuale e spirituale dove si può respirare, pensare e collaborare. Broll ha resistito alle richieste del Realismo socialista e del sistema non con gesti eclatanti o manifesti, ma con un lavoro paziente, una sperimentazione costante e una profonda attenzione al processo. Più importanti della carriera o del riconoscimento erano per lei le questioni di significato e la pratica spirituale: meditazione, letture, conversazioni. Ha trovato conforto nella natura, trascorrendo gran parte della sua vita in un piccolo paese di montagna. Dalla fine degli anni '60, ha creato opere ispirate alla pratica spirituale, come modo per comprendere se stessa e, come affermava sempre, ha dipinto per se stessa. Anche l’arte come forma di esplorazione interiore mi è vicina. La convinzione che l’arte non debba cercare l’applauso, ma possa essere uno strumento di trasformazione interiore, ha plasmato la mia visione curatoriale. Questa esperienza dimostra che anche nelle condizioni più limitate è possibile costruire comunità basate sulla fiducia e sullo scambio. Intendo la curatela come una pratica di ascolto attento: porre domande, indagare, a volte intervenire delicatamente nel processo artistico. L’incontro con Urszula Broll mi ricorda che non si tratta solo di organizzare mostre, ma di creare spazi in cui gli altri possano esprimere le loro esperienze e i loro dubbi. È una lezione di coerenza e coraggio: proporre situazioni che rimangono aperte, piene di domande, piuttosto che risposte preconfezionate.

Nella sua pratica di gallerista, come concilia l’intuizione e la capacità di affrontare l’imprevisto con le esigenze di pianificazione e il rigore necessari ad affrontare le sfide del nostro tempo?
Łukasz Sinicyn. bliss è una galleria giovane: abbiamo iniziato la nostra attività nel marzo di quest’anno. La sua fondazione è stata preceduta da numerose discussioni sul ruolo delle istituzioni, come le gallerie: sulla responsabilità nei confronti dell’eredità degli artisti che non sono più tra noi e sull’entusiasmo di collaborare per plasmare la carriera di quelli ancora in vita. Abbiamo parlato delle nostre passioni e di cosa significhi gestire un’istituzione privata in un Paese in cui il mercato dell'arte esiste da meno di quarant’anni e dove l’esperienza del comunismo risuona ancora nell'atteggiamento verso il collezionismo e le acquisizioni. Vogliamo che Bliss sia un luogo di continua sperimentazione e ricerca, dove la scoperta e il divertimento contano più che perdere il sonno per lo stress. Affrontiamo insieme l’imprevedibilità, incontrandoci, parlando e sostenendoci a vicenda. La disciplina è importante, ma preferiamo la parola «coscienziosità», una forma di responsabilità sempre legata alla sensibilità, all’apertura verso nuovi temi e alle risposte spontanee alle mostre.

Se potesse trasmettere un’istruzione alle prossime generazioni di artisti e operatori culturali, quale messaggio essenziale, idealmente ispirato al pensiero di Buckminster Fuller, vorrebbe lasciare per guidarli in questo viaggio collettivo? 
Roman Kaczkowski. Per me l’arte è soprattutto cura, non solo un gesto rivoluzionario o una rottura drammatica. È l'attenzione quotidiana verso gli altri e verso ciò che è fragile. Credo anche che la collaborazione sia più forte del successo individuale. Nessun artista, curatore o collezionista opera nel vuoto: il significato emerge attraverso il dialogo e lo sforzo condiviso. Ecco perché vedo l’arte come una conversazione, non come un monologo. Dal mio punto di vista, è fondamentale non cadere nell’illusione che il mercato dell’arte esaurisca il significato della pratica artistica. Le gallerie, le istituzioni o le collezioni sono solo strumenti, temporanei e instabili. Ciò che rimane sono le relazioni e il lavoro di base: coerenza, onestà verso la propria visione e solidarietà con gli altri. Ai futuri artisti e curatori consiglierei di guardare oltre la propria carriera. Di coltivare la curiosità, il senso dell’umorismo e il coraggio di sperimentare. Di non aver paura di porre domande difficili e di costruire comunità in grado di resistere alle crisi – politiche, economiche, ecologiche. L’arte non riparerà il mondo, ma può renderlo più sopportabile e le persone più attente.
 

Per i dialoghi precedenti 

NEW ENTRIES FOR FUTURE | Artissima 2025
 

 

 

Jenny Dogliani, 23 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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