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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliArtissima invita quest’anno a concepire un Manuale Operativo per Nave Spaziale Terra, ispirandosi all’omonimo libro di Richard Buckminster Fuller. La fiera chiama la comunità di giovani galleristi e operatori culturali a riflettere sul senso di abitare il nostro pianeta, adottando prospettive inedite, sfidando le consuetudini e abbracciando un futuro di responsabilità collettiva e innovazione.
La parola a Hector Campbell, proprietario di Soup Gallery.
In che modo un’opera o un artista hanno fortemente trasformato il suo modo di abitare il nostro «pianeta-mondo», influenzando il suo sguardo critico e la sua azione curatoriale?
Per molti versi, il lavoro della pittrice Nina Silverberg (nata nel 1994 a Roma), che presenterò ad Artissima con la mia galleria Soup, ha cambiato il mio modo di vedere e vivere il mondo. Silverberg, che ha vissuto un lungo periodo di malattia nella sua prima età adulta, sceglie come soggetti delle sue opere simboli universali di cura e conforto umani, tra cui case, letti, guanti e libri. Esaminando il concetto di isolamento e il rapporto tra mondo interiore ed esteriore, i suoi dipinti invitano a riflettere sui meccanismi individuali che utilizziamo per affrontare le difficoltà dell’esistenza.
Nella sua pratica di gallerista, come concilia l’intuizione e la capacità di affrontare l’imprevisto con le esigenze di pianificazione e il rigore necessari ad affrontare le sfide del nostro tempo?
Mi piace molto l’amministrazione richiesta come parte della pratica curatoriale, adoro i fogli di calcolo, ma come gallerista è importante mantenersi aperti alle influenze esterne. Visito il maggior numero possibile di mostre, a tutti i livelli. Dalle rassegne pop-up di un giorno nel salotto di un giovane artista alle prime esposizioni personali con cui nuovi artisti debuttano in gallerie di piccole e medie dimensioni, dalle anteprime delle vendite delle case d’asta alle retrospettive dei musei. Penso che vedere più arte possibile aiuti a sviluppare l'intuito e permetta improvvisazioni e incontri entusiasmanti.
Se potesse trasmettere un’istruzione alle prossime generazioni di artisti e operatori culturali, quale messaggio essenziale, idealmente ispirato al pensiero di Buckminster Fuller, vorrebbe lasciare per guidarli in questo viaggio collettivo?
Penso , soprattutto, che il messaggio più importante sia quello della collaborazione. Imparare a essere un collaboratore generoso e accogliente, essere aperti alle idee, alle opinioni e alle esperienze degli altri. Le relazioni migliori nascono da una collaborazione significativa, tra artisti, tra un artista e una galleria, o tra una galleria e una fiera d’arte, per esempio.
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