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Le statue equestri di Mastino II e Cansignorio

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Le statue equestri di Mastino II e Cansignorio

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Mastino, Cangrande e Cansignorio di Verona riposano qui

Le meravigliose Arche Scaligere proteggono da secoli il sonno eterno dei signori della città

Virtus Zallot

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Rigoroso nei contenuti e splendidamente illustrato (con numerosissime fotografie, in bianco e nero entro il testo, a colori e di grande formato nei due inserti), Le Arche Scaligere di Verona di Angelo Passuello consente e induce un intreccio fecondo tra lettura e verifica visiva. Fruibile in sequenza o per affondi parziali, da studiare, consultare o guardare, può corrispondere e rispondere alle aspettative e alle esigenze di diverse tipologie di fruitori, dallo specialista al curioso. 

Dopo due contributi introduttivi non istituzionali ma sostanziali, il testo di Passuello ricostruisce le vicende relative all’area e alle singole Arche scaligere, con precise osservazioni in merito a contesto storico, relazioni, funzioni, protagonisti e artefici, strutture e programmi iconografici, soluzioni formali e scelte stilistiche. Al successivo Atlante fotografico seguono le relative didascalie, intese come sintesi e integrazione di informazioni e appunti descrittivi. Tutti i testi sono in doppia versione, in italiano e inglese.

L’itinerario storico-artistico conduce dall’austero e aniconico sarcofago marmoreo di Mastino I della Scala (assassinato nel 1277) all’invenzione della tipologia con cassa rialzata entro un’architettura a baldacchino, straordinario espositore di immagini scolpite sino alla statua equestre del defunto che svetta sulla sommità della copertura. L’ultima e più straordinaria interpretazione di tale allestimento scenico, vera apoteosi dimensionale, iconografica e formale, è l’Arca di Cansignorio della Scala, morto nel 1375. 

Significativamente, anche solo l’incipit delle iscrizioni incise sulle sepolture basterebbe a tracciare la personalità di coloro che vi riposano: da quello sul sarcofago di Mastino I che recita: «Questo indegno sepolcro protegge un fiore reciso», a quello sull’Arca di Cangrande I (dove è il sarcofago stesso a prendere la parola per esordire con: «Io celo colui che morì piamente»), fino all’autocelebrazione di Cansignorio che senza falsa modestia dichiara: «In quest’arca meravigliosa riposo io».

Nel mentre (nel 1964) Cangrande I è sceso (cavallo compreso) dalla sua Arca per raggiungere il Castello di Castelvecchio e diventare fulcro dell’allestimento museale di Carlo Scarpa. La copia che lo sostituisce continua a svettare dove l’originale fu, a dimostrare come l’arte medievale sia comprensibile e funzionante solo entro e in relazione al contesto: in questo caso sulla sommità del monumento sepolcrale, in dialogo con le altre arche e nel cimitero scaligero accanto alla Chiesa di Santa Maria Antica, in quell’area e nella storia della città.

 

 

 

 

 

Le Arche Scaligere di Verona, di Angelo Passuello, introduzione di Ettore Napione, con un contributo di Francesco Salvestrini, 204 pp., ill., fotografie di BAMSphoto Rodella, Cierre edizioni, Caselle di Sommacampagna (Verona) 2025,  €70

 

Virtus Zallot, 09 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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