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La mostra «Mario Cresci. In aliam figuram mutare. Interazioni con la Pietà Rondanini di Michelangelo», ideata da Cresci stesso, e ordinata (fino al 25 settembre) nell’Antico Ospedale Spagnolo che da un anno ospita la scultura nel nuovo allestimento di Michele De Lucchi, è il frutto di tre anni di muto colloquio dell’artista con l’ultimo capolavoro di Michelangelo. Cresci l’ha ripreso dapprima nella Sala degli Scarlioni, nell’allestimento storico di Bbpr, degli anni Cinquanta, poi l’ha seguita nello spazio dell’Ospedale cinquecentesco, esplorandola con il suo sguardo di maestro attraverso tutte le inedite prospettive consentite dalla nuova collocazione.
Non si è fermato qui però e si è volto alle tragedie della contemporaneità, restituendo a quella scultura il ruolo di simbolo universale del dolore che Michelangelo le assegnò. Ecco allora che accanto alla figura della Madre, imbozzolata nel mantello, appaiono figure senza volto, avvolte nelle coperte termiche che abbiamo imparato a conoscere nei reportage dei salvataggi in mare di tanti disperati protagonisti dei viaggi di speranza e di morte che sono «il dolore» del nostro tempo.
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