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«Hermèstories» racconta la storia della maison fondata a Parigi nel 1837

Courtesy Hermès

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«Hermèstories» racconta la storia della maison fondata a Parigi nel 1837

Courtesy Hermès

Hermès, il savoir faire si prende la scena

Al Teatro Parenti di Milano, l'11 e 12 settembre, la prima di una pièce che con vena ironica e divertita racconta la storia della casa di moda parigina, artefice di squisiti oggetti del desiderio. Come la mitica «Birkin», da ieri la borsa più costosa di sempre: 10,1 milioni di dollari all'asta di «Fashion Icons» tenuta da Sotheby’s a Parigi

Non lusso ma eccellenza; non categorie di prodotti ma «métiers», mestieri; non stilisti ma artigiani (così sul sito: «Artigiano contemporaneo dal 1837»); non ostentazione ma discrezione. E un gusto infallibile, esercitato da più generazioni della famiglia del fondatore. Sei generazioni, per la precisione: tante se ne sono succedute dal 1837, quando la Maison Hermès fu fondata da Thierry Hermès, con l’obiettivo di realizzare i migliori finimenti possibili (non a caso fu premiata già all’Expo universale di Parigi del 1867) per gli esigentissimi clienti del «tout Paris», fino a giungere a oggi, quando al vertice si trova Pierre-Alexis Dumas, figlio di quel Jean-Louis che nel 1984 creò la mitica borsa «Birkin», ideata per la cantante e attrice dopo un incontro fortuito in aereo e diventata un oggetto del desiderio globale. Tanto che proprio quella «Birkin» di Jane Birkin, siglata con le sue iniziali, è stata battuta all’asta da Sotheby’s a Parigi il 10 luglio per 8,6 milioni di euro (diritti compresi).

Da quel lontano 1837 la Maison Hermès si muove nel territorio della più alta qualità, dell’esclusività e della riservatezza, anche oggi, quando ovunque imperversano i toni urlati. Ma forse è anche grazie a questo (oltre che all’evidente capacità di saper riconoscere sempre lo spirito del tempo, individuando i desiderata dei suoi sofisticati clienti) se la Maison Hermès, tanto appetita dai giganti del lusso da aver subito, e sventato, una scalata ostile dal gruppo Lvmh (era il 2010 ma la battaglia è durata a lungo), è potuta rimanere un’azienda «familiare», seppure dai bilanci iperbolici, preservando così la propria identità.

È nata all’interno di questo spirito l’idea di una pièce teatrale che raccontasse la storia della Maison e dei suoi oggetti iconici, non in modo autocelebrativo ma con la vena lieve, ironica, divertita che contraddistingue l’allure della Maison: «Da Hermès, tutti gli oggetti parlano. Sono i testimoni di una lunga storia fatta di pazienza, ispirazione e gesti precisi, cui si intrecciano incontri felici e aneddoti curiosi. Raccontano una maison di famiglia e le persone che la compongono, dagli artigiani al personale delle boutique, senza dimenticare i clienti! Rappresentano la parte vivace e audace della creazione, sempre attenta a reinventarsi senza mai ripetersi», spiega Pierre-Alexis Dumas, direttore artistico di Hermès, che ha chiesto a Pauline Bayle, regista teatrale, attrice e autrice, di scrivere la pièce e di dirigerla.

Per l’esordio è stata scelta Milano (poi è attesa a Parigi ed è «opzionata» da Tokyo), puntando su un’altra eccellenza come il Teatro Franco Parenti di Andrée Ruth Shammah. Qui, dall’11 al 21 settembre, andrà in scena «Hermèstories», un «racconto» dove ci s’imbatte in uno scudiero, figura iconica di Hermès, di nome Lad, ragazzo, che è in realtà una ragazza, ma anche in una narratrice e nei personaggi che Lad, in una sua pigra «flânerie» pomeridiana, incontra nella sede storica della maison, in rue du Faubourg-Saint-Honoré 24, muovendosi in un mondo incantato, poetico e gioioso, commentato dai suoni creati dal rumorista Monsieur Bruit (cioè «rumore») con gli oggetti tipici della Maison. Ci sono i carré, i celebri foulard quadrati di seta, ci sono le inconfondibili scatole arancioni, c’è l’altrettanto inconfondibile coperta da cavallo di Hermès e ci sono gli innumerevoli oggetti creati dagli artigiani che lavorano qui, con i loro saperi tramandati dalla Maison stessa, che ne promuove la continua formazione.

Usciti dalla pièce (della durata di 50 minuti), gli spettatori trovano nel foyer la sorpresa del «secondo atto» di questo sogno poetico: una mostra di quegli stessi oggetti (alcuni usciti per la prima volta dall’immenso «conservatoire», l’archivio di Hermès), esposti in nove installazioni interattive che ne raccontano la storia, le curiosità, le vicende che li hanno accompagnati, perché, come ripeteva Jean-Louis Dumas, «la creazione senza memoria non esiste», e che consentono di conoscere da vicino anche la sapienza delle mani che li hanno realizzati. Per partecipare sarà sufficiente registrarsi (dal 25 agosto) al sito di Hermès (hermes.com\stories) o del Teatro Franco Parenti e si riceverà un biglietto in omaggio. 

Ada Masoero, 11 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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