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Il tesoro di Manching nella sua integrità

Foto tratta da Wikipedia. Foto: Chrisi1964 | Creative Commons 4.0

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Il tesoro di Manching nella sua integrità

Foto tratta da Wikipedia. Foto: Chrisi1964 | Creative Commons 4.0

In Baviera pene esemplari per ladri di antiche monete celtiche

I quattro tedeschi accusati del furto sono stati condannati fino a 11 anni di reclusione. Mezzo chilo dei totali 3,7 chili d’oro degli esemplari rubati è stato ritrovato rifuso

Il 22 novembre 2022, 483 monete d’oro risalenti al I secolo a.C. erano state rubate durante la notte dal Museo di Arte Celtica e Romana di Manching, a nord di Monaco di Baviera, in Germania. Ai quattro cittadini tedeschi accusati del furto sono state comminate il 29 luglio lunghe pene detentive. «I quattro imputati sono stati condannati per furto aggravato e associazione a delinquere a pene detentive che vanno da 4 anni e 9 mesi a 11 anni», ha dichiarato il tribunale di Ingolstadt in un comunicato. Il tribunale ha ritenuto dimostrato che tre dei quattro imputati, di età compresa tra 44 e 52 anni, si siano introdotti nel museo con effrazione. Il quarto imputato è stato riconosciuto colpevole non per questo caso, ma per altri furti con scasso. Tutti hanno mantenuto il silenzio durante il dibattimento.

La sorte di questa collezione, il più grande ritrovamento di oro celtico del XX secolo, con un valore di mercato di circa 1,3 milioni di euro, «non è stata chiarita durante il procedimento», evidenzia il tribunale. Una parte del bottino è stata irrimediabilmente distrutta: su circa 3,7 kg di monete, circa 500 grammi sono stati ritrovati fusi, forse per essere più facilmente smerciati, presso uno degli imputati. Il resto del tesoro rimane introvabile.

Per stabilire le pene dei «membri di una banda operante a livello nazionale», riconosciuti colpevoli di questo singolare furto e di altri furti con scasso, la camera ha tenuto conto in particolare della «perdita del tesoro celtico come patrimonio culturale insostituibile», sottolinea il tribunale.

I quattro imputati, di nazionalità tedesca, erano stati arrestati otto mesi dopo i fatti, nelle loro abitazioni nel Nord-est del Paese. Gli investigatori erano risaliti a loro grazie alle tracce di Dna trovate sugli attrezzi e sugli strumenti lasciati sul posto dopo il furto. Ciò aveva permesso di stabilire collegamenti con altri furti con scasso che avevano preso di mira stazioni di servizio, edifici amministrativi o supermercati. Durante il processo sono stati esaminati una trentina di fatti: gli investigatori hanno sottolineato i metodi avanzati dei ladri, che per esempio sabotavano le linee telefoniche e utilizzavano disturbatori per impedire la trasmissione dei segnali dei sistemi di allarme.

Redazione, 30 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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