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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa mappatura italiana delle case d’asta di «Il Giornale dell’Arte». Per questa stagione sono stati richiesti i dati semestrali a cinquanta «testate» cui han fatto seguito 27 risposte, cinque in più del 2018. Nella costante diversità di modus operandi e generi, la somma dei risultati, per quanto imperfetta, supera i 160 milioni di euro, con l’ovvia soddisfazione di chi ha incrementato i propri fatturati. Come sempre il dipartimento più attivo in quasi tutte le case d’aste è quello dell’arte moderna e contemporanea, ma a seguire si evincono le peculiarità di ognuno, considerando anche le diverse aree geografiche di provenienza. Bene gioielli, design, automotive. Il contributo esponenziale delle vendite online è ormai un fatto assodato. Ecco le voci dei protagonisti.
BOETTO
Fatturato primo semestre 2019: 4.000.000 euro
Top lot
1. Atsuko Tanaka, «81B», 1981, 124.000 €
2. Louise Lawson, «Pastor Fido (the Scheppard)», 1887, 86.000 €
3. Scuola fiamminga, «Tavola imbandita», XVII secolo, 70.000 €
«Con un fatturato di circa 4 milioni di euro, il primo semestre del 2019 della genovese Boetto si è chiuso con un risultato in linea con il secondo semestre del 2018 e leggermente in ribasso rispetto allo stesso periodo del 2018. Le aste sono state cinque, due di antiquariato e pittura del secolo XIX, una di arte moderna e contemporanea, una di design e una di gioielli. La percentuale di venduto si è attestata a circa il 60% per numero di lotti venduti e a circa il 65% per valore. Tra le performance migliori segnaliamo una “Tavola imbandita” di scuola fiamminga dell’asta di giugno, che partenza da 3mila euro ha raggiunto la cifra di 70mila euro e una scultura dell’americana Louise Lawson, che è stata aggiudicata a un compratore americano per 86mila euro. Il dato più interessante per il design è l’alta percentuale di venduto, pari al 75% dei lotti presentati. Si presentano ottime le prospettive per il prossimo semestre, che il 24 settembre sarà aperto da un’importante asta di antiquariato che proporrà opere mai uscite sul mercato, alcune delle quali conosciute alla critica solo attraverso vecchissime foto o addirittura stampe della fine del secolo XIX».

«Tavola imbandita», di scuola fiamminga del XVII secolo
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