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Render della Sainsbury Wing, che verrà trasformata da Annabelle Selldorf. © Selldorf Architects

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Render della Sainsbury Wing, che verrà trasformata da Annabelle Selldorf. © Selldorf Architects

Gabriele Finaldi e «la necessaria trasparenza delle istituzioni pubbliche»

Il direttore della National Gallery racconta i progetti per il bicentenario: un nuovo ingresso, il Learning Centre per famiglie e scolaresche, la Supporters’ House per i visitatori e il Research Centre per gli studiosi

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Arianna Antoniutti

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«Siamo la tua Galleria, e questi sono i tuoi quadri»: così la National Gallery, in un video introduttivo al proprio bicentenario di fondazione, si rivolge al pubblico. Come conferma il direttore Gabriele Finaldi, l’intero programma (mostre, riallestimento delle collezioni, costruzione e ampliamento degli edifici museali), ruota infatti intorno al pubblico, a quello del presente e a quello che verrà in futuro.

La National Gallery venne fondata nel 1824 con un primo nucleo di 38 dipinti provenienti dalla collezione del banchiere John Julius Angerstein. Attualmente, con oltre 2.300 opere è uno dei principali musei al mondo. La sede definitiva (la prima fu la residenza dello stesso Angerstein in Pall Mall), progettata da William Wilkins a Trafalgar Square, venne inaugurata nel 1838.

Finaldi (Londra 1965), storico dell’arte italo-inglese, formatosi al Courtauld Institute of Art, esperto di arte veneziana del XVI secolo (Giovanni Bellini e Tiziano sopra tutti) e spagnola del XVII secolo (Ribera, Zurbarán, Velázquez...), è stato direttore aggiunto del Prado nel 2002-15. Per 10 anni è stato a capo del Dipartimento di pittura italiana e spagnola della National Gallery (1992-2002), che dirige dal 2015. Il calendario di eventi del bicentenario, sotto la sigla «NG200», avrà inizio il 10 maggio e partirà in 12 località del Regno Unito, dove saranno presentati altrettanti capolavori del museo.

«Grazie a “National Treasures, dice Finaldi, faremo in modo che un quadro della National Gallery si trovi ad appena un’ora di distanza per più della metà della popolazione inglese». Oltre ai progetti espositivi, quello diffuso di «National Treasures» e quelli nel museo come le grandi esposizioni dedicate alla Siena trecentesca e a Van Gogh (a partire da settembre), fulcro del bicentenario saranno il riallestimento delle collezioni e i lavori sulle architetture del museo. Sotto la guida di Selldorf Architects di New York, si sta lavorando al rifacimento del Learning Centre, alla costruzione di una Supporters’ House e di un innovativo Research Centre. Ma soprattutto si sta realizzando il nuovo ingresso principale per il pubblico, che avverrà dalla Sainsbury Wing: ampliamento del museo, progettato da Robert Venturi e Denise Scott Brown, in cui è ospitata la collezione di dipinti rinascimentali. La Sainsbury Wing riaprirà nella primavera del 2025, con la sua grande vetrata trasparente, aperta su Trafalgar Square.
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Tutto il progetto ha un forte carattere urbano e il colpo d’occhio sarà quello di un’apertura verso la città.
L’apertura non è solo verso la città, ma verso l’intero pubblico. Quando la Sainsbury Wing è stata inaugurata, nel 1991, il suo prospetto già conteneva elementi molto innovativi. Dall’interno delle sale della Galleria si potevano vedere l’esterno, la piazza e l’edificio antico, il cosiddetto Wilkins Building. Ora, con la progettazione di Annabelle Selldorf, facciamo un passo in più in questa direzione, rendendo l’edificio trasparente dall’esterno verso gli interni. In questo modo la National sarà ancora più presente nel tessuto urbano della città. L’idea vuole anche indicare la necessaria trasparenza delle istituzioni pubbliche: la National è un museo nazionale, gratuito per il pubblico. Desideriamo suggerire, con il nuovo ingresso, il facile passaggio dall’esterno all’interno. Dal trovarsi fuori, sulla piazza, all’interno, di fronte alle opere di Tiziano e di Holbein. La National avverte una grande responsabilità nei confronti dei propri visitatori. Le nostre collezioni sono un’eredità non solo nazionale, ma universale, fanno parte della nostra storia comune.

Oltre ai lavori della Sainsbury Wing, ci sono altri elementi fondanti del «NG200», come la realizzazione della Supporters’ House. L’edificio, che occuperà gli antichi uffici dei conservatori, spazi con una propria importante simbologia storica, sarà destinato a coloro che vogliono legarsi in maniera più profonda e costante alla National: Members e Patrons. Saranno spazi sociali che ospiteranno anche attività come conferenze. Assieme alla Supporters’ House, ci sarà anche il completo rinnovamento del Learning Centre, l’attuale Pigott Education Centre, che diventerà uno spazio per famiglie, bambini e scolaresche. Sarà la più grande «aula d’arte» della Gran Bretagna, la cui inaugurazione avverrà agli inizi del 2025. Ultimo tassello, infine, saranno i lavori relativi al Research Centre, in cui troveranno posto la biblioteca, l’archivio e gli spazi per le attività di studiosi, conservatori e «fellows» provenienti dall’estero. Qui svilupperemo il centro di ricerca dedicato alla pittura antica più importante del Paese. Se volessimo riassumere l’intera operazione sulla base della destinazione e fruizione finale, vedremo come il rifacimento della Sainsbury Wing sarà relativo all’accesso del pubblico, il Learning Centre guarderà a famiglie e scolaresche, la Supporters’ House ai visitatori che desiderano stringere una connessione con il museo, mentre il Research Centre sarà dedicato alla comunità accademica. In questo modo, il progetto «NG200» arricchisce ogni tipologia di pubblico, dal bambino che per la prima volta varca la nostra soglia, allo specialista che vuole lavorare in profondità sulle collezioni.

Come collaborate con Selldorf Architects?
Annabelle Selldorf ha una lunga esperienza di lavoro su edifici storici, in particolare sui musei. Penso ad esempio al suo recente intervento sulla Frick Collection di New York, che è un museo quasi perfetto: intervenire su una struttura del genere richiede grande sensibilità e intelligenza. Stesse qualità necessarie per lavorare alla Sainsbury Wing, un edificio già classico. È un’operazione in cui, oltre al necessario rispetto, occorre anche freschezza di visione.

«NG200» è una ricorrenza all’insegna di Giano: uno sguardo rivolto al passato e uno al futuro.
Direi che tutto ciò che facciamo possiede questa caratteristica. Siamo responsabili di un patrimonio vastissimo, che ci viene dal passato, che fruiamo nel presente, e per il quale dobbiamo tenere bene a mente quello che sarà il pubblico futuro. Avverto sempre più netta la responsabilità di trasmettere un’eredità che non è solo fisica, fatta del corpo dei dipinti, ma che costituisce un deposito di conoscenze: un certo modo di lavorare con il pubblico, interagire con i colleghi di altri musei, condurre i restauri, presentare le collezioni in dialogo. Tutto questo forma un lascito che è sempre proiettato verso le generazioni future.

Quali sfide affrontano oggi i musei?
Tra le principali, quella di riuscire a rendere «attuale» l’approccio alle collezioni, in modo tale che non vengano lette come reliquie di un tempo già passato. Le gallerie d’arte antica solitamente si rivolgono a un pubblico dalla determinata età e formazione. Noi sentiamo l’obbligo e la sfida, molto attraente, di rendere la National Gallery accessibile a un settore sempre più ampio della società. C’è poi la questione della massificazione: i grandi musei sono diventati fenomeni turistici. Recentemente Laurence des Cars, al Louvre, ha limitato i visitatori a 30mila al giorno. Il museo è un luogo che richiede un tempo e uno spazio per la contemplazione, per il pensiero, per la conversazione. Una visita massificata ne rende difficile il godimento. È necessario bilanciare la sempre maggiore accessibilità con determinate condizioni di serena fruizione.

Già al Prado di Madrid lei si era occupato dell’ampliamento degli spazi, con 25 nuove sale. Che cosa ha portato alla National di quell’esperienza?
L’impegno al Prado è stato molto importante. La grande «Ampliación» del 2007 ha visto all’opera un museo assai dinamico. Quella stessa energia e voglia di fare è un elemento che ho voluto fosse presente anche qui alla National.

Che cosa vedrà il pubblico, quando nella primavera del 2025 farà il suo ingresso attraverso la Sainsbury Wing?
Il riallestimento delle collezioni, per un direttore che come me viene dall’ambito curatoriale, è uno degli aspetti più affascinanti di queste celebrazioni. Con la chiusura della Sainsbury Wing, tutte le sue opere, che vanno dal periodo medievale al Rinascimento, sono state trasferite nelle altre sale della National, offrendoci la possibilità di presentarle in maniera differente. Abbiamo allestito sale di carattere trasversale, come nella Central Hall dove una cross section ospita una decina di ritratti a figura intera che partono da Giovanni Battista Moroni e arrivano fino a John Singer Sargent.

Allo stesso modo, nel nuovo allestimento, ci saranno sale in cui presenteremo i pezzi forti della galleria, come Tiziano e Monet, ma accanto ad esse avremo anche momenti con giustapposizioni magari più sorprendenti: Renoir accanto a Élisabeth Vigée Le Brun, e persino Joseph Wright of Derby accanto a Caravaggio. Certamente valorizzeremo la stessa architettura del museo, non lavorando contro la struttura ma assieme ad essa. Ci serviremo di una caratteristica peculiare della National: le sue vedute assiali, punti in cui lo sguardo spazia da un capo all’altro della galleria, per quasi 300 metri. A un estremo è la «Crocifissione» di Raffaello, all’altro il ritratto del cavallo Whistlejacket di George Stubbs. Il bicentenario è un’opportunità per creare nuove strutture, nuove visioni e nuove funzioni del museo. Per entrare, continuando nella nostra missione, nel terzo secolo di storia della National Gallery.

Arianna Antoniutti, 17 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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