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Ketty La Rocca, «Le mie parole e tu_1», 1971, opera esposta alla mostra «Ketty La Rocca you you» presso la Estorick Collection di Londra

Courtesy of Archivio Ketty La Rocca | Michelangelo Vasta

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Ketty La Rocca, «Le mie parole e tu_1», 1971, opera esposta alla mostra «Ketty La Rocca you you» presso la Estorick Collection di Londra

Courtesy of Archivio Ketty La Rocca | Michelangelo Vasta

Bice Lazzari, Ketty La Rocca e Laura Grisi sfidano il mercato

Mentre i talenti emergenti appaiono sin troppo ondivaghi e il supercontemporaneo è già in briciole, le certezze arrivano dall’altra metà delle avanguardie, come dimostrato nel 2022 dalla Biennale veneziana di Cecilia Alemani, con l’80% delle presenze al femminile

Alberto Fiz

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Mentre i talenti emergenti appaiono sin troppo ondivaghi e il supercontemporaneo è già in briciole, le certezze arrivano dall’altra metà delle avanguardie. 

Il riferimento è alla celebre mostra di Lea Vergine che nel lontano 1980 presentò a Palazzo Reale di Milano le pittrici e le scultrici che hanno partecipato alle esperienze delle avanguardie storiche rimaste sino ad allora in ombra. Quella rassegna scoperchiò il vaso di Pandora ma passarono ancora molti anni prima che il maschilismo venisse superato. 

Da una decina di anni la situazione è radicalmente cambiata e nel 2022 la Biennale veneziana curata da Cecilia Alemani presentava 170 artiste, l’80% degli invitati. Il guanto di sfida era lanciato con un mercato che da allora appare sempre più ingolosito rispetto a un settore che attrae i musei, oramai assuefatti dai soliti noti. 

Anche in Italia sono in corso le grandi manovre ed è stata annunciata poco tempo fa la collaborazione tra l’Archivio Bice Lazzari e kaufmann repetto, galleria di Milano che d’ora in poi rappresenterà l’artista. 

È nato di recente anche il sodalizio di Laura Grisi (1937-2019) con la bolognese P420, mentre Ketty La Rocca (1938-76), trattata dalla fiorentina Frittelli (in ottobre ha aperto a Milano condividendo lo spazio con Michela Rizzo), sbarca da Thaddaeus Ropac che ha deciso di proporla a Palazzo Belgioioso in coppia con Valie Export. Insomma, c’è gran fermento intorno a tre figure cardini rimaste a lungo ai margini del sistema pur avendo dato un contributo fondamentale alle avanguardie attraverso una ricerca poliedrica e radicale dai tratti fortemente individuali, spesso provocatoria e anticonvenzionale. 

Chi potrebbe presto spiccare il volo è Bice Lazzari (1900-81) di cui Palazzo Citterio a Milano propone sino al 7 gennaio la mostra, con 110 opere, «I linguaggi del suo tempo» (catalogo Allemandi).  

A dire il vero, qualche segnale era giunto dall’estero con le mostre alla Phillips Collection di Washington nel 2021 e l’anno dopo alla Estorick Collection di Londra. Ma questa è la prima volta in cui è possibile analizzare in maniera esauriente il percorso dell’artista dal 1940 al 1980 rilevando la stretta relazione tra immagini e struttura narrativa. 

Le quotazioni hanno già dato i primi segnali di risveglio e il 13 febbraio lo Studio d’Arte Borromeo  di Senago (Mi) ha aggiudicato per 65mila euro «Scala semantica», composizione lirica del 1972 di 89x100 cm che partiva con una valutazione di 12mila euro. Ma dopo quanto è avvenuto per Dadamaino e Carol Rama, entrate in una spirale speculativa che ha infiammato i prezzi per poi incenerirli, sarà necessario fare molta attenzione alle oscillazioni eccessive previste nei prossimi mesi. 

Chi invece salirà a breve sulla rampa di lancio è Ketty La Rocca proposta sino al 15 dicembre alla Estorick Collection con una selezione di 50 opere. 

Scomparsa all’età di 38 anni, la sua indagine è caratterizzata da una specifica attenzione verso la massificazione dei linguaggi, il corpo (non mancano intuizioni che anticipano Shirin Neshat) e l’identità femminile, tutti temi evidenziati da un linguaggio che comprende poesia visiva (ha fatto parte del Gruppo 70), scultura, fotografia, video, gesto e performance. 

In attesa che lo scossone arrivi da Ropac, le sue immagini fotografiche sono spesso accessibili al di sotto dei 10mila euro e il record è quello stabilito il 2 dicembre 2023 da Farsetti a Prato quando «Le mie parole», un lavoro in sei elementi a disegno e acquarello, ha fatto fermare il martello del banditore a 46mila euro

Ancora più contenuti i prezzi in asta di Laura Grisi che non è mai andata oltre gli 11mila euro, valore di «Uccello con triangolo», un piccolo dipinto del 1980 (23x27 cm) venduto il 27 marzo 2019 da Studio d’Arte Martini di Brescia. 

Ma sottotraccia la situazione non è affatto statica ed è stato riconosciuto il ruolo centrale di Grisi nell’ambito dell’arte concettuale attraverso una fenomenologia di carattere narrativo a cui si si associa un’attenzione verso le ricerche tecnologiche-scientifiche. I riconoscimenti sono in arrivo e dopo la personale al Macro di Roma («Cosmogonie», marzo-agosto 2024, Ndr), in ottobre due sue opere sono entrate nella collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi. 

I collezionisti si mettano in marcia, la riscossa è iniziata.

Bice Lazzari, «Scala semantica», 1972. Courtesy of Studio d’Arte Borromeo

Alberto Fiz, 27 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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