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Giuseppe Capogrossi, «Superficie 106», 1954. Courtesy of Bonhams
Giuseppe Capogrossi. Superfici
Il mercato di Giuseppe Capogrossi (1900-72) sembra fatto su misura per i cassettisti. Prezzi stabili e una discreta solvibilità (l’invenduto è di poco superiore al 20%), tuttavia, non devono illudere chi è alla ricerca di guadagni rapidi. In 15 anni i valori sono rimasti sostanzialmente immutati e la leggera flessione dell’ultimo biennio appare fisiologica. I picchi sono rari e, nonostante le mode passeggere, il segno di Capogrossi resta attrattivo coinvolgendo collezionisti rigorosi e sofisticati. Il record risale al 7 dicembre 2023 quando a Parigi la casa d’aste Bonhams Cornette de Saint-Cyr ha venduto per 419mila euro «Superficie 106» del 1954, un ovale su fondo arancione che misura 119x161 cm. Ma al secondo posto della classifica si trova «Superficie 251» del 1957 di 195x145 cm, che nel lontano 2006 era stato aggiudicato per ben 300mila euro da Farsetti di Prato. Di recente poi, il 12 aprile 2024 da Sotheby’s a Milano «Superficie 1b» del 1952 di 146x113,5 cm, esposto quell’anno in Biennale, ha cambiato proprietario per 203mila euro. Capogrossi insomma non delude, ma pensare che l’affare sia dietro l’angolo è sicuramente un errore.


Gastone Novelli, «Attenti al sergente Bond», 1965. Courtesy of Finarte
Gastone Novelli. Dipinti
Dal 2011 ad oggi, il trend di Gastone Novelli (1925-68) appare decisamente in ribasso. Ma basta avanzare di 12 mesi per scoprire, dal 2012, una crescita non marginale del 143% (10% annuo). Le ragioni di un andamento così anomalo si spiegano con il numero esiguo di passaggi in asta (dal 1988, tra dipinti a olio e tecniche miste, sono appena 246) che hanno come effetto il forte condizionamento delle aggiudicazioni top. Del resto, il 29 giugno 2011, da Christie’s a Londra aveva suscitato un certo scalpore «Caro Vietnam» del 1958, poetica testimonianza contro la guerra, tecnica mista di 204,5x79,5 cm, venduta per 209mila euro. In un contesto ancora ampiamente sottovalutato dove non mancano preziose testimonianze anche al di sotto dei 40mila euro, le opere di maggior qualità conservano intatto il loro valore. Il 4 luglio 2023 da Finarte a Milano «Attenti al sergente Bond», 1965, tecnica mista di 200x180 cm dove compare un fungo atomico stilizzato, si è imposta per 211mila euro confermando, senza utili, il prezzo del 2000 quando nella vendita londinese di Sotheby’s l’opera era stata pagata 127mila euro. Un effetto benefico sul mercato potrebbe arrivare dalla sua antologica prevista a Ca’ Pesaro di Venezia dal 15 novembre al 1° marzo.


Tancredi, «Omaggio a Debussy (Il cielo la terra e l’acqua)», 1958. Courtesy of Christie’s
Tancredi. Dipinti
Tra gli artisti del segno, Tancredi (1927-64) è sicuramente quello che nell’ultimo triennio ha avuto la maggiore accelerazione. Il suo record risale al 20 ottobre 2023 quando un suo capolavoro del 1958, «Omaggio a Debussy» di 170,5x100 cm da Christie’s a Parigi si è imposto per 730mila euro, tre volte al di sopra delle stime massime. Quell’anno l’artista veneto ha superato persino il valore dell’oro e l’indice della Borsa italiana. Un’impennata che necessita di trovare ulteriori conferme, ma testimonia un rinnovato interesse nei suoi confronti e dello Spazialismo veneziano attualmente rilanciato dalle mostre alla Galleria dello Scudo di Verona e da Gracis di Milano. Morto suicida dopo aver beneficiato del sostegno di Peggy Guggenheim, sono ancora molte le potenzialità rispetto a un mercato che ha iniziato la risalita nel 2020 e appare sostanzialmente cresciuto con un incremento in 15 anni dell’83% (5,5% annuo). La definitiva consacrazione dell’artista, tuttavia, richiederebbe un’integrazione al catalogo ragionato di dipinti a cura di Marisa Dalai Emiliani pubblicato nel 1996 (Allemandi editore), ancora parziale. Nel prossimo futuro non mancherà qualche sollecitazione eccessiva non priva di effetti speculativi. Ma globalmente Tancredi è destinato a rafforzarsi.

Le analisi e i dati sono curati da Roberto Capitanio in esclusiva per «il Giornale dell’Arte».
Attenzione. Gli indici mettono a confronto l’andamento degli artisti negli ultimi 15 anni rispetto a un particolare segmento del loro mercato (viene calcolata la media dei valori considerando i risultati delle case d’asta italiane e internazionali) con l’oro, la Borsa italiana (Ftse Mib) e la Borsa americana (Standard & Poor’s 500).
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