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Veduta dell’installazione «Bestiari» di Carlos Casas per il Padiglione della Catalogna alla 60. Biennale Arte di Venezia

© gerdastudio

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Veduta dell’installazione «Bestiari» di Carlos Casas per il Padiglione della Catalogna alla 60. Biennale Arte di Venezia

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BIENNALE ARTE 2024 | Il Padiglione della Catalogna

Carlos Casas ha creato un’installazione ipnagogica che s’interroga sulla relazione tra l’uomo e gli animali e invita ad ascoltarli e capirli da una nuova prospettiva

Roberta Bosco

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«Nel 1417 lo scrittore Anselm Turmeda, considerato, insieme a Ramon Llull, uno dei fondatori della letteratura catalana, scrive La disputa dell’asino. Il testo racconta la storia di un uomo che, dopo essersi assopito in un bosco misterioso, si sveglia con la capacità di comprendere il linguaggio degli animali. La sua nuova condizione gli permette di partecipare a un’assemblea nella quale l’asino, come portavoce delle bestie, mette in dubbio l’antropocentrismo e la superiorità umana sugli altri esseri e organismi viventi attraverso diciannove argomentazioni». Lo spiega Carlos Casas (Barcellona, 1974), artista visivo e cineasta, rappresentante della Catalogna, presente per la nona volta alla Biennale d’Arte di Venezia con un suo padiglione, nel programma degli Eventi Collaterali (nei Docks Cantieri Cucchini fino al 24 novembre).

Il progetto, intitolato «Bestiari» come i primi compendi di storia naturale in cui la descrizione delle specie animali era spesso affiancata da lezioni di morale e di comportamento, rivendica la giustizia interspecie e la necessità di imparare a sentire e soprattutto a capire gli animali da una nuova prospettiva. In un mondo in cui il cambiamento climatico e il tracollo delle catene alimentari e degli ecosistemi indispensabili per la sopravvivenza di migliaia di esseri viventi stanno creando situazioni di non ritorno, sorprende la coscienza ecologica di Turmeda che 600 anni fa lo colloca all’avanguardia nella difesa dei diritti della natura. Inoltre, la sua narrativa straordinaria risulta particolarmente significativa in un momento molto delicato in cui la lingua catalana e le istituzioni culturali del Paese subiscono un attacco continuo.

Carlos Casas parte da un umile, minuzioso e profondo lavoro di campo in dieci parchi naturali della Catalogna, dal Delta dell’Ebro martoriato dalla Guerra Civile al Cap de Creus di daliniana memoria, per trasformare paesaggi reali e immaginari in un ambiente ipnotico, popolato da suoni e immagini che emergono dai territori stessi. «L’installazione si compone di uno schermo gigante sul quale sfilano immagini catturate nei parchi e trasformate attraverso la visione dei sette animali che abbiamo scelto come simbolo: elefanti, pipistrelli, delfini, serpenti, pappagalli, api e naturalmente asini», spiega in un italiano perfetto l’artista, che da più̀ di vent’anni combina la tradizione artistica con il documentario, creando opere e ambienti sonori che generano nuove esperienze d’ascolto.

Per quanto riguarda il paesaggio sonoro, Casas utilizza un sistema di spazializzazione infrasonora Ambisonics 3D, che attraverso monumentali altoparlanti di carattere scultoreo capta e riproduce ultrasuoni e frequenze estranee alla sfera sensoriale umana. «Abbiamo voluto creare un ambiente immersivo in cui rilassarsi e riposare, una specie di oasi ipnagogica nel ritmo frenetico della Biennale dove immagini astratte e suoni insoliti possono generare trasformazioni nei nostri corpi, nelle nostre menti e nei nostri sistemi cognitivi, emotivi e percettivi, simili a quelle che possiamo sperimentare durante il dormiveglia», continua l’artista, che nella colonna sonora ha inserito anche la voce della pianista e cantante Marina Herlop. 

La proposta curatoriale della portoghese Filipa Ramos, curatrice di «Bestiari», si riallaccia al tema della Biennale 2024 «Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere», ampliandolo oltre la visione antropocentrica e interpellando il mondo naturale. «“Bestiari” parla del presente, dell’ecologia e dell’intelligenza della natura: immaginando modi di vivere in armonia con il mondo che ci circonda, valorizzando l’importanza delle molteplici prospettive. L’installazione cerca le radici nel passato per trovare speranza nel futuro e tenta di offrire esperienze poetiche, politiche e sensoriali allo stesso tempo», puntualizza Ramos, ricordando che, espandendo e trasformando le modalità di percezione, Carlos Casas evoca anche la tradizione mitologica, in cui il regno animale si fonde con gli esseri umani per generare creature ibride.

«In un momento in cui la xenofobia è ovunque in aumento, così come i discorsi autoritari e di estrema destra, che mettono lo straniero alla gogna, “Bestiari” cerca di ribaltare la questione proponendo la Catalogna come un territorio dove è possibile vivere in un’armonia non antropocentrica con l’ambiente e immaginare un futuro diverso per le relazioni con altre specie», ha affermato Pere Almeda, direttore dell’Istituto Ramon Llull, incaricato della salvaguardia della lingua e della cultura catalana e della sua diffusione all’estero e pertanto responsabile della scelta del rappresentante della Catalogna alla Biennale attraverso un concorso pubblico e poi della produzione del suo progetto.

Da sinistra: Filipa Ramos e Carlos Casas

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Roberta Bosco, 29 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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