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Redazione
Leggi i suoi articoliLumin Wakoa, artista visiva la cui pittura poetica e sospesa ha catturato la fragilità e la bellezza impalpabile del mondo naturale, è morta il 6 luglio all’età di 43 anni. La sua scomparsa, annunciata lunedì da Harper’s, galleria con 5 sedi a New York, segna una perdita profonda per il mondo dell’arte contemporanea, proprio mentre la sua carriera stava sbocciando in modo promettente. Nata nel 1981 ad Ashland City, Tennessee, e cresciuta nella contea di Wakulla, in Florida, Wakoa ha trascorso l’infanzia immersa in una natura che ha profondamente influenzato la sua sensibilità visiva. «Sono cresciuta nella Florida settentrionale, in una zona rurale immersa nei boschi. Dietro casa mia c'è una dolina profonda venti metri alimentata da una sorgente, di un blu incredibile. Nuotavamo sempre, vestiti o nudi, e per molti versi sono cresciuto vivendo nel mio mondo fantastico. Ora mi rendo conto che questa infanzia isolata e spensierata mi ha plasmato come persona e come artista», aveva dichiarato in una recente intervista a «maake», pubblicazione indipendente gestita da artisti.
Dopo aver studiato recitazione, aveva completato il suo percorso accademico con un master alla Rhode Island School of Design, perfezionando una pratica pittorica sempre in evoluzione. I suoi dipinti, vaghi, evocativi, carichi di presenze sfuggenti, si muovevano tra astrazione e figurazione, memorie e percezioni. Alberi spogli, bouquet dimenticati, vegetazione che emerge come in sogno. Strati di materia sovrapposta, spesso di colori contrastanti, creavano un effetto di narrazioni multiple e contemporanee, proprio come i ricordi quando rivivono nel momento presente. Wakoa lasciava i suoi dipinti volutamente aperti, un mix di intenzione e invenzione, realtà e finzione. «Uso il lino su pannello e lo gesso più volte prima di iniziare un dipinto. Mi piace dipingere in modo intuitivo e veloce su più pannelli contemporaneamente, poi levigare le superfici e dipingere sopra. A volte un dipinto cambia completamente, ma più spesso cambia solo leggermente. Trovo più emozionante rispondere alle forme e ai segni che vengono posizionati sulla tela, modificandoli nel tempo, piuttosto che pianificare ogni mossa in anticipo», aveva raccontato nella medesima intervista. Il suo lavoro, oggetto di mostre personali e collettive in diverse gallerie e istituzioni internazionali, è stato recensito su Artnet, Brooklyn Rail, Vogue e altre testate. Commuoventi le parole del marito dell’artista, Hendrik Gerrits, su Instagram ricordando come la moglie sia scomparsa dopo una lunga malattia nella pace della sua casa e circondata dall’amore della sua famiglia.
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