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Venezia al centro della galassia Pinault

I progetti di Palazzo Grassi e Punta della Dogana presentati dal neodirettore Bruno Racine

Veronica Rodenigo

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Con un approccio informale Bruno Racine, neodirettore di Palazzo Grassi e Punta della Dogana per la Fondation Pinault, si è presentato l’8 giugno alla stampa accogliendola nel Palazzo lungo il Canal Grande. A quasi quattro mesi dalla sua nomina Racine, classe 1951, parigino per natali, con alle spalle importanti incarichi istituzionali e culturali (tra cui la direzione dell’Académie de France a Roma, la presidenza del Pompidou e della Bibliothéque Nationale de France) raccoglie il testimone di Martin Bethenod (passato alla direzione della futura Bourse de Commerce a Parigi) confessando di non aver mai immaginato neppure in sogno l’attuale incarico. Trasferitosi da poco nella città lagunare, il nuovo direttore delinea con cauto riserbo alcune delle linee guida che connoteranno il suo futuro approccio.

In primis, la promessa di un ulteriore incontro, a fine luglio, in cui svelare la programmazione futura e non ancora anticipabile, in allineamento con l’inaugurazione della Bourse parigina slittata alla primavera 2021. Lungo l’asse Venezia-Parigi il coordinamento tra proposte espositive appare scontato e non certo come semplice riproposizione della medesima mostra nelle due città: «Un progetto nato piccolo a Parigi può diventare ambizioso a Venezia», immagina Racine.

Poi la ferma puntualizzazione che «nella galassia Pinault» le sedi veneziane manterranno una propria centralità e identità, rimarcata magari proprio attraverso un dialogo tra antico e contemporaneo sul quale in neodirettore non fa mistero di voler porre «un accento più forte». «Non è un’idea rivoluzionaria, specifica, ma un confronto con l’arte del passato può arricchire e meglio far comprendere le sfide degli artisti contemporanei, magari spiegando passaggi di rottura e continuità».

Incalzato in merito al rapporto tra la ricca collezione Pinault e la proposta temporanea, Racine non esclude l’ipotesi che un domani una delle due sedi lagunari possa esser destinata a un’esposizione a rotazione delle opere di proprietà, mentre il salto al 2022 della Biennale Arte non è percepito come un problema. «Anche il prossimo, con la Biennale di Architettura, può essere un anno molto forte. Non sarà un anno perduto. Questa crisi consente di percorrere strade ancora da definire», considera Racine puntando sulla pluridisciplinarietà del programma del Teatrino di Palazzo Grassi (la cui riapertura è attesa per settembre) e su una necessaria sinergia con le istituzioni culturali e museali in città.

Intanto è confermata per l’11 luglio l’inaugurazione delle tre grandi mostre in precedenza in calendario a marzo: «Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu», «Youssef Nabil. Once Upon a Dream» a Palazzo Grassi e «Untitled, 2020» a Punta della Dogana. Ingressi contingentati per un massimo di 300 persone a sede e prenotazione online consigliata per una migliore gestione dei flussi.

Veronica Rodenigo, 08 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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