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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliLuci, ombre e atmosfere sospese caratterizzano gli spazi ritratti dall’obiettivo di Ljubodrag Andric (Belgrado, 1965) protagonista di una duplice proposta tra Venezia e Milano per la curatela di Francesco Tedeschi, frutto della collaborazione tra BUILDING Gallery e Fondazione Giorgio Cini.
Andric non è nuovo al contesto lagunare: già protagonista nel 2016 di una mostra alla Fondazione Querini Stampalia (con allestimento di Tobia Scarpa) e di un progetto di residenza alla Cini, ne cattura lo spazio fisico e metafisico, la luce diversa a seconda del periodo dell’anno, trasformando il luogo, più che in un soggetto, in un motivo. Fino all’8 settembre al secondo piano di Palazzo Cini, «Ljubodrag Andric. Spazi, soglie, luci» racconta in 15 scatti l’approccio e l’originale ricerca del fotografo attraverso sia quanto realizzato durante l’esperienza di residenza veneziana, sia durante i suoi viaggi in India, instaurando così un dialogo silente tra i due contesti.
«Il mio lavoro è legato all’architettura non attraverso un approccio descrittivo, ma come base di partenza per un’immagine che poi si crea nell’occhio, afferma Andric. I lavori realizzati in India hanno una materia e una luce quasi veneziana. Abbiamo scelto degli scatti che si prestano non tanto a un’interpretazione, ma a una sensazione che lega questi due mondi attraverso la stessa dinamica, lo stesso respiro, lo stesso spirito. Un’immagine non necessariamente deve essere documentaristica per esprimere la sua potenza».
Stampe di grande formato (120x160 cm) su carta di cotone 300 grammi «guidano l’occhio e consentono di vivere i vuoti attraverso uno scarto di esperienza diversa cogliendo così elementi e dettagli che diventano in qualche modo autosufficienti». In Laguna efflorescenze saline pervadono l’intonaco delle architetture palladiane; la tenue ombra delle arcate del complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio Maggiore si proietta sulle pareti ritmandone le distanze tra le colonne.
A Jaipur e Lucknow una luce calda quasi d’ambra pervade le superfici o si trasforma, colpendo l’occhio per candore o contrasto chiaroscurale.
Dopo Venezia, a Milano, presso BUILDING Gallery, dal 9 settembre all’11 ottobre, 27 lavori daranno origine a un secondo capitolo e seguiranno una suddivisione tematica appositamente pensata per creare un dialogo con l’architettura degli spazi. Il piano terra accoglierà un susseguirsi di forme architettoniche che esplorano spazi interni, esterni e di superficie, attraverso differenti soluzioni visive adottate dall’artista. Al primo piano un’ulteriore selezione sarà dedicata all’approfondimento del ricorrente concetto di soglia (anche nel titolo dell’esposizione), e «strettamente legato, spiega ancora l’artista, alla scelta dell’immagine verticale». Concepita come una porta aperta essa invoglia lo spettatore a fare un passo in là, in uno stato di transizione che conduce all’avvicinamento. Da ultimo il secondo piano accoglierà una raccolta di fotografie che ritraggono esclusivamente scorci di architetture storiche, presenti nel territorio italiano, caratterizzate da un’aspirazione alla smaterializzazione.