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Vedere a Torino nelle gallerie

Sabato 5 novembre dalle 21 alle 24, in occasione della notte bianca delle arti contemporanee, le tredici gallerie del circuito Tag-Torino Art Galleries propongono il tradizionale opening collettivo

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Jenny Dogliani

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Nella galleria In-Arco è possibile immergersi negli anni romani della Dolce Vita ammirando opere realizzate negli anni Sessanta e nei decenni successivi da Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa, tre esponenti legati alla Scuola di piazza del Popolo cui si deve la nascita della Pop art italiana. Lontane dall’euforia di quel momento «spensierato» sono invece i lavori esposti da Raffaella De Chirico (via della Rocca 19) di Antoine D’Agata, Larry Clark, William Burroughs, Carol Rama, Dr Lakra, Federico Martínez Montoya, Richard Kern e Amalia Ulman ispirati alla dipendenza dai demoni della contemporaneità: droga, denaro, sesso compulsivo, cibo e apparenza.

Un’indagine sui lati oscuri della mente umana è anche al centro della personale dedicata da Alberto Peola alla coppia di fotografi Gioberto Noro, la cui attenzione è rivolta alla dualità intrinseca nel mondo che, nelle loro immagini, vere e proprie architetture d’ombra, si manifesta nel confronto dialettico tra ciò che si rivela e ciò che si nasconde. Una simile dicotomia è anche alla base dei disegni di Glaser/Kunz esposti da Gagliardi & Domke, in cui il pigmento nero sembra coagularsi e prendere vita come l’espressione di una nuova abiogenesi.

Completano la personale «Schwarze Säcke», 18 sacchi neri di juta in cui sembrano essere confluiti tutti i colori e la gravità, «Uhr», un orologio svincolato dal tempo e «Kreidekreis» un gesto di creazione e distruzione ripetuto all’infinito. Il rapporto tra corpo, tempo e natura è l’oggetto delle fotografie in bianco e nero di Arno Rafael Minkkinen esposte da Photo&Contemporary. Paesaggi immobili, in cui regnano equilibrio e simmetria immersi in una luce perlacea e diffusa, fanno da sfondo a parti del corpo che si fondono con essi sino a diventarne la sublimazione.

Il legame tra uomo e spazio è anche al centro degli scatti di Bruno Lucca ispirati a Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre e presentati da Weber & Weber. Lo sguardo dell’artista si focalizza su piccoli frammenti di uno spazio privato, seriamente minacciato dalla messa in scena del reale che dilaga nel web. Oggetti e scorci di paesaggio scorti casualmente sono tutto ciò che rimane del proprio mondo interiore, residuo di ricordi ed emozioni che scivolano sempre più in profondità, nella stessa dimensione nascosta e inaccessibile oggetto delle opere di Alessandro Filippini in mostra da Riccardo Costantini. Le sue sculture, frasi e parole scritte all’interno di forme e oggetti circolari, innescano riflessioni universali sullo scorrere del tempo e sulla convivenza di principi opposti come la vita e la morte, il tutto e il nulla, la luce e il buio.

Ad analizzare l’umana interpretazione del tempo e dello spazio fisici e mentali è anche la giovane artista inglese Ruth Proctor, cui dedica una personale Norma Mangione. In mostra, oltre a una serie di installazioni e fotografie, anche un lavoro che coinvolge i visitatori, invitati appena varcata la soglia a seguire una serie di istruzioni attraverso cui verranno modificate l’abituale percezione e fruizione del luogo. Coglie di sorpresa anche l’americano Tom Johnson, che da Guido Costa Projects presenta la performance dal titolo «Un piano nobile per un uomo alto», un’analisi sul potere psicologico della ricchezza ispirata al saggio Che cos’è il popolo di William Hazlitt, realizzata in collaborazione con Aldo Rendina e una sessantina di persone che diventeranno spettatori del pubblico presente. Nelle due sedi di Franco Noero, invece, la personale di Henrik Olesen, ironico artista concettuale che indaga le strutture del potere e le dinamiche della conoscenza con un progetto inedito ispirato a Dhalgren, romanzo fantascientifico di Samuel R. Delany, e una selezione di fotografie di Robert Mapplethorpe: nudi maschili e femminili, celebrità, nature morte, ritratti, paesaggi e interni, sino ai soggetti meno noti del suo lavoro.

Di tutt’altro genere, invece, le personali di Nathaniel Mary Quinn e Jon Pilkington, rispettivamente da Luce Gallery e Neochrome. Il primo realizza dipinti figurativi su carta, simili a collage per l’effetto di crepe meticolosamente inserite fra le varie parti della composizione; soggetti presi dalla vita reale, in particolare suoi concittadini di Brooklyn, si mescolano ad atmosfere mostruose e grottesche ispirate a fumetti e vecchie fotografie. Il secondo dà luogo a un’esplosione di materia pittorica e forza gestuale; tele popolate di seducenti geometrie, alternate a forme vagamente organiche immerse in un pullulare di segni, mutano in caos incerti equilibri. E per gli amanti della pittura più «tradizionale» da non perdere la personale con opere inedite e site specific di Nicola De Maria da Giorgio Persano.

Jenny Dogliani, 03 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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