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Milano. L’appuntamento è per il primo febbraio, con una grande festa aperta a tutti: sarà allora che la Casa degli Artisti, a 110 anni dalla sua nascita, riaprirà dopo un lungo lavoro di recupero per accogliere i primi artisti, proponendosi come un centro di residenza, produzione e fruizione dell’arte contemporanea aperto a tutti e, insieme, come un luogo di riflessione sull’arte stessa, grazie a un programma di panel, talk, seminari e convegni.
Il progetto, presentato dall’assessore milanese alla Cultura, Filippo Del Corno e da Elena Grandi, vicepresidente e assessora del Municipio 1, si fonda sui principi di intergenerazionalità, interdisciplinarietà, internazionalità.
Nei suoi 1.250 metri quadri di superficie (di cui 450 di spazi esterni) nel centro della città, in corso Garibaldi 89A, troveranno posto una zona espositiva, gli spazi dedicati alla ristorazione, al book & design shop e, soprattutto, gli atelier per gli artisti in residenza, negli spazi progettati appositamente (dall’ingegner Luigi Ghò, 110 anni fa, per i fratelli Bogani, mecenati milanesi: niente a che vedere con il pencolante agglomerato parigino, coevo, della Ruche) al primo e secondo piano dell’edificio.
A loro sarà messa a disposizione una rete di artigiani, aziende, istituzioni, collezionisti e il loro lavoro sarà promosso grazie a un programma di «studio visit», mostre personali e collettive ed eventi performativi. I primi artisti in residenza, invitati dalla Casa, sono Peter Welz, Yan Duyvendak, Sten Lex, Rimini Protokoll, Pietro Coletta, Sergio Breviario, Gianni Caravaggio, Michele Guido e Luca Pozzi, ma altri si stanno aggiungendo attraverso la open call «Let’s Work», lanciata ai primi di dicembre (www.casadegliartisti.org).
Tema della programmazione 2020, una parola polisemica come «Work», declinata variamente, con progetti di ricerca, format espositivi e tavoli di pensiero, in collaborazione con le università del territorio, con collettivi teatrali (come Rimini Protokoll, Berlino) e con la dimensione metropolitana (Osservatorio per la Public Art, guidato da Gabi Scardi) e molto altro. Grande attenzione sarà dedicata alle arti applicate, con collaborazioni con il mondo del design.
Il comitato scientifico, multidisciplinare, è formato da Natalia Alvarez Simò, per le Performing Arts; Carlo Boccadoro, direttore d’orchestra e compositore; Silvia Fehrmann, direttrice del Daad di Berlino; Lorand Hegyi, storico dell’arte, critico e curatore; Pietro Ichino, giurista, giornalista, politico; Paola Navone, architetto e designer; Alberto Salvadori, storico e critico d’arte. L’Ats (Associazione temporanea di scopo) aggiudicataria, composta da 5 associazioni, è presieduta da Valentina Picariello.
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