Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliNella Chiesa di Sant’Agostino, annessa al Museo dell’Opera del Duomo, alloggiano 18 statue che in origine si trovavano in Cattedrale: dodici Apostoli, i quattro santi protettori, il gruppo dell’Annunciazione di Francesco Mochi (1580-1654) e un bozzetto del Giambologna.
Peccato che, evidenzia il vicepresidente regionale di Italia Nostra Lucio Riccetti, tali sculture mostrino evidenti venature di sporco. Per esempio lungo la coscia destra e nei panneggi della Madonna, mentre l’angelo ha sgradevoli macchie scure sul mento, tracce di ruggine tra le dita della mano destra e in qualche piega dei panneggi. «Oltre ai basamenti troppo bassi che non offrono la giusta leggibilità, osserva Riccetti, le statue presentano depositi di polvere e vi si accumula ulteriore sporcizia. L’angelo ha, nell’ala destra, parti più chiare e più scure. Non si chiede un restauro approfondito ma una pulitura. Queste statue vanno collocate con più dignità nel museo. Non nel Duomo, ormai inadatto».
Una pulitura è in programma? «Sì», ribatte via mail il presidente dell’Opera Gianfelice Bellesini. «Nella prospettiva di concretizzare a breve il progetto per riposizionare le statue nella Cattedrale, dove torneranno, è già operativo un tavolo tecnico». Ma l’angelo del Mochi, che in un punto arretrato guarda il fondoschiena della Vergine, resta lì? «Nella sede attuale certamente, risponde Bellesini. La disposizione è stata studiata sulla base di foto storiche per ricreare, in un allestimento minimo e provvisorio, l’allineamento dello sguardo tra le due figure e valorizzare la continuità tra il braccio sinistro dell’angelo e la fonte di luce naturale della finestra sovrastante».
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