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Tra ricerche e rivelazioni

Cataloghi, dipinti antichi e arte contemporanea nelle gallerie Porcini

Eleonora D'Auria

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L’accuratezza editoriale e la puntualità filologica nella presentazione delle opere sono tra i punti di forza della Galleria Porcini, come documentano i cataloghi che scortano le opere d’arte presentate da Vincenzo Porcini e da suo figlio Dario. Il volume dedicato al «Battista» Giustiniani, opera esposta alla 29ma edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze e premiata come miglior dipinto, ne è un caso esemplare. Nella copertina della pubblicazione non vi è l’intera figura, bensì un dettaglio del volto: parte della fronte, l’arcata sopraccigliare e l’occhio fino a discendere morbidamente sull’incarnato dello zigomo. L’intensità emotiva e il valore qualitativo del quadro risultano valorizzati dalla competenza dello scatto fotografico.

L’arricchimento dei cataloghi con testi e confronti stilistici, strumenti essenziali alla contestualizzazione dell’opera d’arte, permette un affondo su base critica di chiara impostazione metodologica, utile a una ricostruzione filologica della storia del dipinto. Un accurato lavoro d’équipe ha condotto Vincenzo e Dario Porcini all’acquisizione di inattese rivelazioni, come nel caso della tavola di Teodoro d’Errico con la «Predica di san Domenico», esposta nel 2011 in occasione della Biennale di Firenze.

Notevole il contributo offerto all’arricchimento del catalogo dell’artista. Tale aggiunta infatti, posta giustamente in rapporto con la predella dell’ancona della Madonna del Rosario di Santa Maria a Vico (Caserta), si palesava essere non solo un’importante testimonianza dell’artista, data la qualità stilistica, ma anche un notevole documento storico redatto sull’onda degli orientamenti controriformisti della pittura a carattere devozionale dell’Italia meridionale. L’intento della Galleria Porcini è di garantire un confronto critico e un supporto storico basato su ricerche documentarie, elementi trainanti nella comprensione di un’opera. Gli ambienti della galleria, ubicati in piazza Vittoria 6, offrono una calibrata visione d’insieme dei dipinti esposti, per lo più di ambito napoletano.

Una natura morta di frutta di Luca Forte occupa un’intera parete e dialoga con due opere di formato ridotto del cilentano Paolo de Matteis, il cui autoritratto esposto in galleria trova un chiaro riscontro stilistico nel frammento dell’«Allegoria della pace tra le potenze d’Europa», sempre di sua mano, oggi conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte. Ad arricchire tale corpus di dipinti è un’aggiunta al catalogo di Domenico Gargiulo, un’«Adorazione dei pastori» che sfugge per caratteristiche stilistiche alle consuete elaborazioni pittoriche del pittore generalmente conosciuto per sature ambientazioni cittadine, quinte sceniche dense di umori popolari e figure terzine.

In esposizione anche un mirabile ritratto di «Marte» di Luca Giordano, collocabile negli anni Cinquanta del Seicento e testimone dell’adesione dell’artista a una matrice della tradizione veneta cinquecentesca. Nell’attività di Vincenzo e Dario permane la volontà di perseguire un’azione di ricerca e di studio nell’ambito della cultura artistica napoletana. La necessità di diversificare un’offerta che segue un gusto in continua evoluzione ha condotto il figlio Dario a un’apertura delle sue competenze in ambito contemporaneo, inaugurando nel 2011 uno spazio espositivo a Londra: la Galleria Rosenfeld Porcini.

Eleonora D'Auria, 16 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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