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È nato a Napoli (nel 1952) ma Milano è la città in cui da decenni ha scelto di vivere e di lavorare, pur fra molti viaggi nel mondo. E a «Milano» Vincenzo Castella ha voluto dedicare e intitolare la personale presentata da Building dal 27 febbraio al 27 aprile.
La mostra, che riunisce 30 opere di medio e grande formato, un centinaio di scatti realizzati nel 1989 durante l'ampliamento dello stadio di San Siro e tre proiezioni video, è curata da Frank Boehm, che ha ordinato il percorso sui quattro piani della galleria, scandendolo in tre nuclei tematici: ad accogliere i visitatori è il ciclo più recente di lavori, «Rinascimento», in cui il fotografo (ma anche chitarrista e regista, con una formazione da antropologo culturale) esplora la Milano sforzesca, muovendosi tra chiese e luoghi celeberrimi come il Cenacolo vinciano e la vicina Santa Maria delle Grazie.
Il primo e secondo piano sono occupati dalle immagini, terse ed esatte, del contesto urbano di Milano, con un focus sulle fotografie di San Siro, che lo indurranno a dedicarsi al tema della città, diventando uno dei maestri riconosciuti. Al terzo, va in scena la natura, mediterranea o tropicale, coltivata negli interni delle case milanesi, che l’artista trasforma in una sorta di paesaggio esotico, straniante, in collisione con il titolo che è, come ovunque, «Milano».
Lo straniamento è, del resto, la cifra identificativa del suo lavoro e, sebbene i luoghi fotografati siano accessibili a tutti e siano ripresi da punti di vista che chiunque può condividere, nei suoi scatti appaiono trasfigurati, come proiettati in una dimensione altra.
«Milano #5», 2012, di Vincenzo Castella
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