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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliTornabuoni Art propone fino al 18 settembre nella sede dell’avenue Matignon la doppia monografica «Carla Accardi e Dadamaino: tra segno e trasparenza». Un dialogo tra due figure centrali della scena artistica italiana recente e due donne impegnate sul piano politico e sociale.
Le due artiste, osserva la galleria, «condivisero lo stesso senso di libertà e indipendenza che condusse entrambe a aderire a diversi movimenti artistici, liberandosi al tempo stesso dai dogmi e creando due vocabolari artistici distinti, con in comune lo stesso interesse per la scrittura e la trasparenza».
Carla Accardi (1924-2004), figura di rilievo dell’Astrattismo e del femminismo, aderì al Formalismo nel 1947, movimento d’avanguardia di ispirazione marxista, firmando il manifesto del Gruppo Forma 1, insieme a Ugo Attardi, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo (suo futuro compagno di vita) e Giulio Turcato.
Si distinse per la sua poetica personale che sublima segno e colore, come nella serie «Integrazioni», e lavorò sugli effetti di luce utilizzando supporti plastici trasparenti e vernici fluorescenti.
Dadamaino (Edoarda Emilia Maino, 1930-2004), aderì all’avanguardia milanese del dopoguerra riunita intorno a Lucio Fontana. L’influenza del Movimento Spazialista sulla sua opera si avverte sin dai «Volumi» del 1958. Partecipò alle ricerche cinetiche della Op art nascente e i suoi studi sul colore sfociarono nei giochi di luce dei «Cromorilievi».
L’emozione per il massacro di palestinesi del campo Tall el Zaatar, nel 1976, in Libano, fu all’origine dell’«Alfabeto della mente» e di serie successive in cui un piccolo segno, una lettera «muta», si ripete in modo ossessivo su fogli e tele. Opere delle due artiste (nella foto ritratte da Giorgio Colombo) in prestito da Tornabuoni Art sono anche presenti nella mostra «Elles font l’Abstraction», in corso fino al 23 agosto al Centre Pompidou.

Carla Accardi, «Assedio Rosso no. 3», 1956
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