Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl museo d’arte asiatica Guimet di Parigi ospita, dal 19 novembre al 9 marzo 2026, la mostra «Manga, tout un art», un progetto che ricostruisce la genealogia storica, estetica e culturale del manga giapponese, un’arte popolare che è anche patrimonio internazionale, attraverso un dialogo tra la tradizione grafica dell’Asia e la cultura visiva contemporanea. Un percorso che attraversa oltre un secolo e mezzo di immagini. Curata da Estelle Bauer, conservatrice delle collezioni giapponesi del museo, e da Didier Pasamonik, giornalista e editore, la mostra, divisa in tre sezioni, risale alle radici del fumetto giapponese, nato in un contesto stratificato dell’Ottocento, in cui si incontrano arti grafiche, teatro di strada, stampa satirica e influenze occidentali. La mostra si apre appunto sulle prime influenze, già dalla fine dell’Ottocento, delle riviste illustrate e della stampa satirica europea, che importarono in Giappone le prime forme di narrazione grafica. Negli anni Trenta, si diffuse in Giappone il «kamishibai» (traducibile come «dramma di carta»), una forma di teatro di strada destinato soprattutto ai bambini e diventato molto popolare nel periodo tra le due guerre mondiali: sul teatrino scorrono le tavole illustrate, mentre il narratore racconta la storia. Questo dispositivo narrativo artigianale e poetico anticipa molte soluzioni compositive diventate poi tipiche del manga, dal ritmo sequenziale alla tensione tra parola e immagine.
Una sala della mostra è dedicata a una delle immagini più iconiche della storia dell’arte giapponese, al suo impatto e alle sue reinterpretazioni: la «Grande onda di Kanagawa» del maestro Katsushika Hokusai, realizzata tra il 1830 e il 1833, la più celebre xilografia della serie «Trentasei vedute del Monte Fuji», diventata il simbolo stesso della relazione tra natura e umanità, tra movimento e contemplazione. Un’immagine che ormai, sottolinea il museo, non appartiene più solo al Giappone, poiché nel corso del tempo ispirò numerosi artisti, tra cui i pittori impressionisti, fino a essere citata nei fumetti franco-belgi.
La mostra si sofferma inoltre sulla figura di Osamu Tezuka (1928-89), il prolifico fumettista e animatore giapponese considerato il «padre del manga moderno». Formatosi anche sul cinema occidentale e di animazione di Walt Disney, Tezuka creò personaggi diventati celebri in tutto il mondo, come Kimba il leone bianco, Astro Boy e la Principessa Zaffiro, e che incarnano la fusione fra la lezione occidentale e la sensibilità giapponese, aprendo la via al linguaggio del manga contemporaneo. Da qui il percorso conduce il visitatore verso la contro-cultura e le nuove narrazioni che sovvertono i codici di genere e propone anche un’incursione nel mondo dell’alta moda, allestendo le creazioni di stilisti contemporanei che reinterpretano l’immaginario del manga. In chiusura di percorso, il Musée Guimet propone di risalire alle origini più remote dell’arte narrativa giapponese, allestendo una serie di rotoli dipinti e libri illustrati del Settecento e dell’Ottocento, attinti dalle proprie collezioni, e osservati, per la prima volta, «dal punto di vista del manga».
Anonimo, «Concorso di scoregge (Kachie)», XIX secolo. © Musée Guimet, Paris (distr. GrandPalaisRmn). Photo: Thierry Ollivier