Laura Giuliani
Leggi i suoi articoliDal 7 ottobre i sarcofagi in marmo bianco provenienti dalla regione di Saida e allestiti in un gioco di specchi che ne moltiplicano l’immagine all’infinito, sono tornati finalmente visibili al pubblico, insieme con altri capolavori dell’arte funeraria, nella nuova ala del museo al piano seminterrato dell’edificio.
Rimasta chiusa al pubblico per oltre quarant’anni dall’inizio della guerra civile nel 1975, la nuova ala si estende su una superficie di circa 700 mq ospitando reperti che vanno dalla preistoria (100mila anni fa) all’epoca ottomana (XVIII-XIX secolo): sarcofagi, stele, gioielli, cippi e altri monumenti commemorativi testimoniano così l’evoluzione dell’arte funerararia in Libano.
Il progetto di apertura del piano seminterrato è il frutto della collaborazione del Ministero della Cultura libanese e della Direzione Generale delle Antichità insieme con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo/Ministero degli Affari Esteri della Cooperazione Internazionale che ha contribuito al finanziamento.
L’allestimento porta la firma dell’architetto Antonio Giammarusti, mentre il restauro della famosa Tomba di Tiro, una delle attrattive maggiori del museo con gli splendidi affreschi di epoca romana, è stato eseguito da Giorgio Capriotti.
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