Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliNell’aprile dello scorso anno i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale recuperarono, in provincia di Catania, il bottino di un clamoroso furto messo a segno 32 anni prima: una croce astile, due pissidi, cinque calici e il cosiddetto reliquiario di san Galgano, trafugati nel 1989 dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena.
Gli oggetti sacri, gravemente danneggiati a seguito del furto, furono consegnati al Laboratorio di restauro metalli e ceramiche dei Musei Vaticani. Sottoposti a indagini scientifiche atte allo studio dei materiali e del loro stato di degrado e opportunamente restaurati, sono ora in mostra fino al 18 febbraio presso la Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani. Il titolo dell’esposizione, «Dalla spada alla croce», fa riferimento alla storia di san Galgano raffigurata sul reliquiario, capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, in rame dorato, argento e smalti traslucidi.
Nell’iconografia del santo, prima cavaliere poi eremita, è difatti presente la spada conficcata nella roccia e tramutata in croce. Il reliquiario era il più danneggiato: frattura del fusto del piede, deformazione delle guglie, perdita della croce apicale, di numerosi vetri dei portareliquie e di tutte le pietre con il loro castone eccetto una. La croce apicale è stata riprodotta su modello di opere coeve, le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate, mentre altri elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Dal primo marzo al 5 novembre le preziose oreficerie saranno esposte nella Cripta del Duomo di Siena.

Il reliquiario di San Galgano prima e dopo il restauro
Altri articoli dell'autore
Dopo le dimissioni di Nicola Borrelli, seguite al caso del finanziamento al film di Francis Kaufmann, indagato per omicidio. La nomina di un nuovo direttore attesa per l’autunno
Il Ministro della Cultura dona una copia della scultura in bronzo al suo omologo Mykola Tochytskyi come «simbolo di battaglia e di resistenza, ma anche di rispetto e umanità»
Il restauro appena concluso del più antico monumento del Foro Romano, ora dotato anche di un nuovo sistema di illuminazione, ha svelato gli interventi ottocenteschi di Giuseppe Valadier
Il Ministro della Cultura ha annunciato la volontà di candidare a Patrimonio Unesco il sito archeologico che «restituisce la grandezza e la bellezza delle stratificazioni storiche dell’identità italiana»