Nei Pirenei la Mecca del Cubismo

Una nuova ala di 1.300 metri quadrati per le mostre temporanee del Musée d’art moderne di Céret

Gli interni della nuova ala del museo nel progetto dell’Agence Faloci. © Agence Faloci
Elena Franzoia |  | Céret

Riapre il 5 marzo, con una nuova ala di 1.300 metri quadrati per le mostre temporanee e un rinnovato allestimento delle collezioni permanenti, il Musée d’art moderne. Firma il progetto (stimato 6,8 milioni di euro nel 2019, inizio dei lavori) il parigino Pierre-Louis Faloci, su committenza di Comune di Céret, Dipartimento dei Pirenei Orientali e Regione dell’Occitania.

Aperto nel 1950, il museo occupa il sito di una prigione ottocentesca subentrata a un antico convento domenicano ed era stato adeguato una prima volta nel 1993 dall’architetto catalano Jaume Freixa. Nato per volontà di Frank Burty Haviland e Pierre Brune grazie all’appoggio di Picasso e Matisse, il museo possiede un’importante collezione suddivisa in due sezioni (moderna e contemporanea) che bene rappresenta l’illustre storia artistica della «Mecca del Cubismo» e la posizione di confine tra Francia e Spagna.

Piccolo comune occitano alle pendici dei Pirenei, Céret fu infatti scelto nel 1910 come luogo di vacanza da un terzetto di amici (l’artista Manuel Martinez Hugué noto come Manolo, il compositore Déodat de Séverac e il collezionista Frank Burty Haviland) che lo fecero conoscere e amare agli artisti di Montmartre.

Se Picasso e Braque vi dipinsero tra 1911 e 1913 alcuni capolavori, Céret ospitò non solo celebri artisti della scena parigina come Gris, Jacob, Soutine e Chagall, ma anche di quella spagnola come Miró, Tàpies e più recentemente Barceló e Jaume Plensa. Non a caso proprio Plensa è stato chiamato a inaugurare la nuova ala per le mostre temporanee con la mostra «Chaque visage est un lieu» (fino al 6 giugno).

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