Lia Rumma dona la sua storia al Museo di Capodimonte

Settanta opere di circa trenta artisti, con un focus sull’Arte Povera, saranno allestiti nella Palazzina dei Principi di fronte alla Reggia

Lia e Marcello Rumma. Cortesia dell’Archivio Lia Rumma
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

«Lasciare la collezione in Italia. Questa è la più grande soddisfazione che desidero condividere. La storia della collezione Lia e Marcello Rumma è una storia italiana. Non sono mancate richieste provenienti da prestigiose istituzioni estere, ma era giusto che rimanesse qui», ha dichiarato Lia Rumma durante l’affollata e partecipata conferenza stampa che si è tenuta lo scorso 21 luglio nel Salone delle feste della Reggia di Capodimonte, per annunciare la donazione della collezione Rumma, alla presenza del Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna, del Direttore Generale Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia, del direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Assenti, invece, per il precipitare della crisi di Governo, il ministro della Cultura Dario Franceschini e il segretario Generale della Cultura Salvatore Nastasi.

«Settanta opere di circa trenta artisti, una collezione che considero in fieri e che si arricchirà con altre donazioni di lavori di artisti storici e giovani. Una collezione che non si propone come esaustiva dell’arte italiana, ma che riflette un gusto personale e un orientamento culturale che ha condizionato le scelte mie e di Marcello, giovani collezionisti e promotori di mostre dagli anni ’60, tra cui la celebre "Arte Povera + Azioni Povere", curata da Germano Celant nel 1968 negli antichi Arsenali di Amalfi, che ha definito il mio successivo percorso come gallerista, attività che ha inizio nel 1971 a Parco Margherita a Napoli con la una personale di Jospeh Kosuth», sottolinea Lia Rumma, che ha più volte evidenziato, anche nei numerosi e sentiti ringraziamenti, come quella raccolta di opere racconti una storia e intrecci di arte e vita, quindi di amicizie, di passioni, di incontri.

Dipinti, sculture, fotografie e lavori su carta di circa trenta artisti, dal 1965 agli anni Duemila, con un focus dedicato all’Arte Povera sono stati donati da Lia Rumma al Museo e Real Bosco di Capodimonte e verranno sistemati al termine dei lavori e dell’allestimento (18 milioni di euro) nella Palazzina dei Principi , edificio di circa 4mila mq posto di fronte alla Reggia e così chiamato perché nel 1826 venne destinato da Francesco I ad abitazione dei Reali Principi. Tra due anni in questo spazio sarà visitabile la raccolta sistemata secondo l’ordinamento curato dall’ideatore e direttore scientifico del progetto Gabriele Guercio e l’allestimento firmato dall’architetto Ippolito Pestellini e al suo studio 2050+, che hanno preferito ragionare sulle singole unità, piuttosto che sviluppare un percorso cronologico.
«Arte Povera più Azioni Povere» (1968) a cura di Germano Celant, durante la Terza Rassegna Internazionale di Arti Figurative di Amalfi- RA3. L’allestimento delle opere di Michelangelo Pistoletto. Da sinistra: Mappamondo (1966- 67), Strada Romana (1968) e Monumentino (1968). Foto Bruno Manconi Cortesia dell’Archivio Lia Rumma
Tra gli artisti in collezione: Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Carlo Alfano, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Dadamaino, Gino De Dominicis, Giuseppe Desiato, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Maria Lai, Carmine Limatola, Pietro Lista, Francesco Matarrese, Mario Merz, Marisa Merz, Aldo Mondino, Ugo Mulas, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Pino Pascali, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Ettore Spalletti, Giulio Turcato, Gilberto Zorio.

Il direttore Sylvain Bellenger, sottolineando la celerità delle procedure (settembre 2021 i primi colloqui per la donazione, dicembre 2021 la firma dell’atto di donazione, febbraio 2022 il primo sopralluogo tecnico alla Palazzina dei Principi), ha anche rimarcato che la collezione Lia e Marcello Rumma sarà raccolta all’interno di un museo che rappresenta di per sé un unicum: ripercorrendo l’arte dal XIII secolo ai nostri giorni, il museo napoletano vanta una collezione di 175 opere di arte contemporanea, esposte tra secondo e  terzo piano della Reggia, che diventeranno 248  con la sistemazione della donazione Rumma. Un rapporto che il museo intrattiene con l’arte contemporanea dal 1978 (con la mostra di Alberto Burri) e a cui ha  contribuito significativamente la stessa Lia Rumma con le mostre di Gino De Dominicis (1986), Joseph Kosut (1988), Anselm Kiefer (1997) e William Kentridge (2009).

«Con il dono della collezione a Capodimonte Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte, una storia di cui sono stati testimoni e attori quando alla fine degli anni Sessanta l’arte italiana con l’Arte Povera è entrata radicalmente nella contemporaneità», dichiara ancora Bellenger.

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