La prima donna Segretario della Pcas

Da quattro mesi Raffaella Giuliani riveste questo prestigioso ruolo nella Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. «Non facciamone una questione di genere, ma di competenza», dice

Raffaella Giuliani. Foto: Claudio Papi
Arabella Cifani |  | Roma

Nell’ottobre del 2022 Raffaella Giuliani è stata nominata da papa Francesco Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (Pcas). È la prima volta che una donna giunge a questo prestigioso ruolo in un’istituzione che ha una storia illustre. L’abbiamo incontrata nel solenne palazzo pontificio di via Napoleone III, ricco di sale di studio e dotato di una magnifica biblioteca.

Com’è iniziata la sua carriera nella Commissione e quali sono stati i suoi studi?
Mi sono laureata a Roma in Archeologia e Storia dell’arte greco-romana, specializzata in Archeologia cristiana, proprio qui e, in seguito, presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell’arte antica dell’Università della Sapienza. Ho cominciato a collaborare con la Commissione di Archeologia Sacra dalla fine degli anni Ottanta. All’epoca la Commissione era un organismo esile, con poche figure professionali strutturate. Proprio la necessità di avere una presenza stabile per il controllo del territorio romano portò, nel 1992, alla mia assunzione.

L’arrivo subito dopo di un presidente di grande preparazione e capacità manageriali come l’allora vescovo, poi cardinale, il piemontese Francesco Marchisano, e del grande iconografo Fabrizio Bisconti come segretario, determinò una totale ristrutturazione dell’ufficio, con un potenziamento delle attività di scavo archeologico e di restauro conservativo. Con il ruolo di Ispettore delle Catacombe di Roma ho condotto personalmente scavi e seguito restauri in molte catacombe romane. Molte (oltre un centinaio) le pubblicazioni che ne sono scaturite su riviste specializzate italiane e straniere.


Con chi ha lavorato in questi anni?
È stato fondamentale aver affiancato in tutti questi anni figure di riferimento che mi hanno insegnato molto e a cui devo tantissimo. Ho già citato il cardinale Marchisano e Fabrizio Bisconti: con entrambi c’è stato anche un profondo legame di amicizia. In anni più recenti, ho avuto l’onore di collaborare con il cardinale Gianfranco Ravasi, il quale, nei 15 anni della sua presidenza (2007-22), con il suo prestigio, si è speso con grande generosità per la Pcas. Oggi collaboro con l’attuale presidente, monsignor Pasquale Iacobone, che nel 2017 aveva fatto il suo ingresso nella Commissione come segretario. Ora si è compiuto un ideale passaggio del testimone tra il cardinal Ravasi e Iacobone per il ruolo di presidente, e tra Iacobone e me per il ruolo di segretario.

Come ha appreso della sua nomina?
In realtà la mia nomina a segretario (il maschile è nel biglietto papale) della Pcas è stata preceduta, nel luglio scorso, dalla nomina, sempre da parte del Santo Padre, a Magister della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, una prestigiosa istituzione che si propone, sulle orme di papa Damaso, di mantenere viva la devozione per i martiri della Chiesa. Questa designazione rappresentava già un segnale evidente della volontà di papa Francesco di guardare soprattutto all’attinenza del curriculum delle possibili candidature. Intanto nella Pcas, anche per la scadenza di alcuni mandati, si rendeva disponibile il ruolo di segretario, che negli organismi della Santa Sede si potrebbe accostare a quello che in una struttura ministeriale è il direttore generale, mentre il presidente si potrebbe paragonare piuttosto a un ministro.

La nomina papale è datata 18 ottobre. Si tratta di un incarico ad quinquennium, come previsto dalla normativa vaticana per le posizioni dirigenziali. Ho vissuto la notizia della mia nomina con una grande emozione, certamente una delle più grandi nella mia vita. Da un lato mi ha fatto enormemente piacere, perché era un riconoscimento ai tanti anni e ai tanti sacrifici dedicati a questa istituzione e alle catacombe, dall’altro non nascondo di aver provato una certa preoccupazione per le tante responsabilità che si sono aggiunte con questo incarico, ma confido molto nell’aiuto dei miei validissimi collaboratori.


In che cosa consiste il suo nuovo incarico?
Il segretario di un dicastero vaticano è una sorta di direttore generale. Nello specifico, oltre a proseguire con attività archeologiche, si sono aggiunte anche attività di tipo amministrativo e gestionale. Può essere utile aprire una piccola parentesi sul patrimonio archeologico oggetto delle cure della Pcas. Esso riguarda circa 120 catacombe cristiane sparse in Italia centro-meridionale: oltre che a Roma, che fa la parte del leone con circa 60 complessi, vi sono catacombe in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Il palazzo dove lavora ha una storia illustre e già antica alle spalle; ce ne vuole parlare?
La Pcas fu fondata nel 1852 da papa Pio IX, su ispirazione del grande archeologo Giovanni Battista de Rossi, di cui lo scorso anno si è celebrato il bicentenario della nascita. Allora le catacombe non se la passavano molto bene, essendo oggetto di scavi incontrollati, fatti allo scopo di estrarre vere, o piuttosto presunte, reliquie, in quanto le reliquie dei martiri avevano già lasciato le catacombe nell’Alto Medioevo per essere ricollocate nelle più sicure chiese urbane. L’istituzione della Commissione fu determinante per arrestare queste pratiche distruttive e per avviare un vero processo di tutela di questi straordinari monumenti della nascente comunità cristiana.

Fu Pio IX a incoraggiarne la crescita e Pio XI nel 1925 la dichiarò Pontificia con un Motu Proprio. La competenza così peculiare della Commissione, e quindi della Santa Sede, su questi monumenti venne riconosciuta anche dallo Stato Italiano nel Concordato del 1929 e poi nella revisione del 1984. La sede della Commissione oggi è in un palazzo nel cuore del quartiere romano dell’Esquilino, che condividiamo con il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, una prestigiosa scuola di specializzazione postuniversitaria in Archeologia cristiana.


Che cosa si ripromette di fare durante il suo mandato?
In un orizzonte non troppo lontano si profila l’appuntamento del Giubileo 2025: le catacombe dovranno trovarsi pronte, per poter accogliere al meglio i milioni di pellegrini che sono previsti in arrivo a Roma. Per questo sarà importante ampliare l’offerta delle catacombe aperte al pubblico, per non sottoporre quelle già disponibili a eccessiva congestione con possibili rischi conservativi. Anche il motto scelto per questo giubileo, «Pellegrini della speranza», trova una ideale collocazione nei contesti delle catacombe, in cui l’arte ci parla di una vita ultraterrena piena di speranza, di scenari sereni evocativi del paradiso a cui i credenti aspirano, ma che non lasciano indifferenti nemmeno i non credenti.

Un sogno nel cassetto?

Il mio sogno è quello di contribuire, inserendomi in un processo già avviato dai miei predecessori, a modificare sempre di più l’immagine che delle catacombe ha spesso l’uomo comune: non più luoghi oscuri e misteriosi, ma, al contrario, pur senza negare la loro funzione funeraria, luoghi colmi della vita, degli affetti, delle opere, della fede di moltitudini di uomini e donne vissuti nei primi secoli dell’era cristiana, ma tanto simili a noi.

Come prima donna a ricoprire questo ruolo che cosa prova? Tutto sommato ha infranto un soffitto di cristallo...
Certo, fa piacere pensare che dal 1852 sono la prima donna a essere nominata a questo incarico. Però non vorrei farne solo una questione di genere. Com’è noto, papa Francesco ha esercitato un’azione molto determinata nel riconoscere il ruolo della donna in posizioni anche apicali negli organismi della Santa Sede. Bisogna anche considerare che le donne, che da tempo sono state immesse nelle istituzioni vaticane, oggi giustamente possono, per meriti, per competenze e per esperienza, rappresentare delle candidature assolutamente credibili anche per importanti traguardi quali quelli di nomina papale.

Allora in Vaticano non sono misogini come qualcuno afferma...
Personalmente non ho mai percepito sentimenti misogini nei miei confronti, e certamente non da uomini e donne di Chiesa, se mai qualche laico piuttosto ha mostrato meraviglia nel venire a conoscenza della mia nomina in quanto donna. Forse i problemi sono fuori.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Arabella Cifani