Il Tar sabota Franceschini. Ma lui non ci sta

Due sentenze dei giudici amministrativi bocciano cinque superdirettori e minano la «Riforma», imperniata proprio sui grandi musei autonomi e sulle selezioni internazionali. Nuovi ricorsi all’orizzonte?

Alessandro Martini |  | Roma

Saltano i direttori ma a vacillare sono l’intera riforma del Mibact, il ministro che l’ha promossa e lo stesso Ministero. Giovedì 25 maggio avrebbe potuto segnare la fine del grande sogno di Dario Franceschini: quella riforma del «suo» dicastero e dei musei statali che aveva preso forma nel 2015 e a cui il ministro vorrebbe veder legato il suo nome per molti anni, ben più a lungo dei poco durevoli tentativi fatti dai suoi predecessori.
 
Per l’ennesima volta in questa Italia immobile, immobilizzata da ricorsi e ancor più dal timore dei ricorsi medesimi (spesso legittimi, per carità, anzi spia di un malessere diffuso nel mondo dei beni culturali a cui bisognerebbe porre rimedio con forza), è stato il Tar del Lazio a tirare il freno a mano, bloccando la nomina di cinque «superdirettori». Ma, come spesso succede nel Paese del «“no” come radicale progetto politico» (Francesco Merlo) e del
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Alessandro Martini