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Il dominio di Gnoli e Burri

Michela Moro

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I dati delle aste milanesi di arte moderna e contemporanea dell’ultima parte del 2016 vedono alcuni interessanti risultati. Sotheby’s totalizza 10.733.125 euro di opere vendute, con il 71% del valore e il 58,4% per numero di lotti.

Domenico Gnoli è stato protagonista con «Le Sofa», acrilico e sabbia su tela, 1968, già esposto dal gallerista Sidney Janis a New York nel 1969, aggiudicato a 2.576.250 euro, seguito da Lucio Fontana, «Concetto spaziale, Attese», 1968, venduto per 943.500 euro, e da Giorgio Morandi, «Natura morta», olio su tela, 1951, opera in asta per la prima volta, dedicata all’amico pittore Leone Minassian, venduto a 691.500 euro.

Da notare che un «Senza titolo» di Tancredi, tela del 1953, dipinta nel periodo in cui l’artista aveva lo studio nel palazzo di Peggy Guggenheim a Venezia (dov’è attualmente in corso «La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva»), è stato battuto per 463.500 euro, raddoppiando la stima.

Il Ponte registra un risultato complessivo di 5.450.000 euro, il 130% sul valore delle riserve e il 91% di venduto, percentuale superiore alle altre case d’asta italiane. La partecipazione è stata molto attiva sia in sala sia online, con lotti vivacemente contesi da collezionisti privati, galleristi e buyer internazionali.

L’aggiudicazione dell’opera di Piero Manzoni «Merda d’artista n. 69», icona dell’arte d’avanguardia del XX secolo, venduta a 275mila euro, ne ha sancito il record mondiale. La ceramica «Madonna con Bambino» di Lucio Fontana è stata venduta a 225mila euro, l’acquarello «Natura morta» di Giorgio Morandi a 137.500, l’«Antiscultura» di Fausto Melotti a 193.750, mentre due record sono stati raggiunti da Gianfranco Pardi, 32mila, e Ideo Pantaleoni, 20mila.

Farsetti vanta una lunga presenza milanese, nonostante le aste si svolgano poi a Prato. In questa tornata registra un totale di 4,25 milioni, con un fatturato sia di vendite che di lotti di circa il 60%, e classici top lot, segnati da artisti storicamente affermati che vedono confermate le loro quotazioni: Alberto Burri, «Nero cretto», 1975, aggiudicato per 1.150.250 euro, seguito da Giorgio Morandi, «Natura morta», 1953, a 586.150 ed Enrico Castellani, «Superficie bianca», venduto a 393.200.

Si registra però un crescente interesse per artisti noti agli addetti ai lavori ma ancora non premiati dal mercato. Record quindi per Mattia Moreni, «Un’anguria come una nuvola», 1967, 118.850 euro e per Giosetta Fioroni, «Liberty verticale», 1968, 81.575.

Pandolfini registra un totale di 1,3 milioni, con una percentuale di venduto del 70%. Top lot dell’asta è stato «Concetto spaziale», una ceramica di Lucio Fontana aggiudicata per 161.600 euro.

Altri lotti d’interesse sono stati un «Senza titolo» di Vasilij Kandinskij, inchiostro su carta avorio eseguito nel 1937, aggiudicato a 90mila euro, a fronte di una stima di 25mila, mentre 67.500 euro sono stati battuti per «Muro grano», di Enzo Cucchi, encausto su cemento con intarsi e dischi di ferro del 1987, e 46.250 euro per «Profilo di Paul Delay», eseguito a matita su carta nel 1918 da Amedeo Modigliani.

Wannenes, alla seconda performance milanese, totalizza 783.370 euro e una percentuale di venduto del 51% su 129 lotti offerti. Top lot è stato Fausto Melotti, con la scultura «Poesia», del 1962, battuta a 347.200 euro. È stata raddoppiata la stima di partenza della tela di Carol Rama «Prove a carico», 2002, aggiudicata a 37.200. Tra gli artisti stranieri spiccano il dipinto di Raoul Dufy, «Nice, Les Barques», del 1929, aggiudicato a 86.600 euro e l’opera in cinque parti dello statunitense Allan McCollum, «Perfect vehicles» del 1988, aggiudicata a 22.320 euro.

I collezionisti si sono interessati anche alle opere di Gianfranco Baruchello tratte dal suo diario onirico, più di 150 disegni che tentano di raccontare il contenuto dei sogni al risveglio e che l’artista ha realizzato tra il 1970 e il 2000, in particolare cattura la parte più «storica»: «La 24 ore lirica la contiene agevolmente», del 1978, è stato battuto a 11mila euro.

Finarte ha venduto circa il 50% dei 137 lotti in catalogo, in cui era inclusa anche una sezione dedicata alla fotografia per un valore complessivo vicino ai 200mila euro.

«Senza titolo», acrilico su tela del 1977 di Giorgio Griffa è stato aggiudicato per 18mila euro; a 14.500 è stato battuto «Lettera N», 1972, di Emilio Isgrò; «Tavola di Dario», 1973, di Vincenzo Agnetti, è stato venduta a 9mila, a riprova del fatto che anche ottimi artisti possono avere prezzi abbordabili da un pubblico più ampio di collezionisti. Come accade sempre più si nota una crescente attività sul web.

Michela Moro, 15 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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