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Una veduta del Museum Volkenkunde (Museo Nazionale di Etnologia) di Leida. © Museum Volkenkunde di Leida

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Una veduta del Museum Volkenkunde (Museo Nazionale di Etnologia) di Leida. © Museum Volkenkunde di Leida

I Paesi Bassi in prima linea sulle restituzioni

Il rimpatrio degli oggetti d’arte legati all’epoca coloniale sta procedendo velocemente

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Catherine Hickley

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Nei Paesi Bassi l’iter per la restituzione degli oggetti d’arte legati all’epoca coloniale sta procedendo velocemente. Il 29 gennaio il Governo presieduto da Mark Rutte ha deciso che le operazioni per i rimpatri saranno gestite in modo centralizzato, mentre a dicembre 3,5 milioni di euro erano stati assegnati a un consorzio di ricerca composto dalla Vrije Universiteit di Amsterdam e da nove musei che analizzerà ogni aspetto della questione, da quelli pratici a quelli politici e storici, e produrrà un vademecum sulle procedure da adottare in materia.

A capo del progetto di ricerca, della durata prevista di 4 anni, ci sono Susan Legêne, preside della Facoltà di Studi umanistici della Vrije, e Wayne Modest, direttore del Nationaal Museum van Wereldculturen (Nmvw, Museo Nazionale delle Culture del Mondo) secondo i quali circa il 40% delle collezioni etnografiche olandesi (circa 450mila pezzi tra Museum Volkenkunde di Leida, Tropenmuseum di Amsterdam e Afrika Museum di Berg en Dal) è riconducibile al colonialismo. «Analizzeremo l’origine dei manufatti, il tragitto che hanno percorso, se furono acquistati, trafugati, frutto di dono o scambi, quali elementi valutare per la restituzione e quali pratiche adottare. Infine cercheremo anche un modo per fare i conti con il nostro passato», dice Modest. 

Oltre al Nmvw, primo museo a predisporre nel 2019 una «guida» sulla restituzione, nei Paesi Bassi anche il Rijksmuseum è attivo per ricostruire la storia di molte sue opere, mentre in diverse parti d’Europa ci si è attivati a partire dal 2017, quando durante una visita in Burkina Faso il presidente francese Macron promise la restituzione dell’arte coloniale presente nei musei nazionali. Nella stessa Francia un passaggio legislativo ha autorizzato il rimpatrio di alcuni oggetti a Benin e Senegal, in Germania i 16 Länder hanno sottoscritto un corpus di linee guida da adottare per operare in sintonia, e nel Regno Unito l’Arts Council ha commissionato un documento simile da destinare ai musei.

A tal proposito, Modest mette in guardia rispetto al rischio di innescare una sorta di «gara» fra nazioni; tuttavia l’aspetto che suscita qualche perplessità nei Paesi Bassi riguarda alcune dichiarazioni ufficiali che applicano una distinzione tra colonie olandesi o non olandesi. Per queste ultime la restituzione non sarebbe immediata, ma vagliata secondo una serie di criteri (origine dell’oggetto, importanza all’interno delle collezioni nazionali, capacità del Paese originario di prendersene cura ecc.). Per alcuni osservatori, come il professor Wouter Veraart, docente di Filosofia del diritto, e Jos van Beurden, esperto in materia, si tratta di un atteggiamento poco giustificabile e paternalistico che, oltre a generare possibili problemi con molti Paesi del Sud del mondo, solleva anche qualche dubbio di ordine etico.

Una veduta del Museum Volkenkunde (Museo Nazionale di Etnologia) di Leida. © Museum Volkenkunde di Leida

Una veduta del Museum Volkenkunde (Museo Nazionale di Etnologia) di Leida. © Museum Volkenkunde di Leida

Wayne Modest

Susan Legêne

Catherine Hickley, 30 marzo 2021 | © Riproduzione riservata

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