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Cesare Leonardi visionario sui generis

È morto a 85 anni l'autore delle poltrone Nastro e Dondolo e dell’Architettura degli alberi

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Redazione GDA

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Cesare Leonardi è stato una di quelle geniali figure fuori dagli schemi che la cultura italiana ha la straordinaria capacità di scoprire solo in prossimità o dopo la morte: prima è toccato a Carlo Mollino, poi a Ico Parisi, adesso viene purtroppo il turno di Leonardi, scomparso il 4 febbraio nella Modena dove era nato  nel 1935.

Personaggi che hanno in comune l’essere stati primariamente architetti, l’aver vissuto lontano dai grandi centri, l’aver snobbato il palcoscenico delle vanità e l’avere praticato diverse forme espressive. In particolare Leonardi si è dedicato a lungo alla fotografia, già a partire dagli anni Cinquanta, e con particolare intensità negli anni Settanta, e non è certo un caso perché in quegli anni Modena era la fucina più importante della fotografia italiana, dove operavano Ghirri, Fontana, Vaccari.

Leonardi era parte di quell’ambiente straordinariamente creativo, un architetto sui generis che nel 1963 aveva aperto uno studio insieme a Franca Stagi, dal quale usciranno anche pezzi di design entrati ormai nella storia, oltre che nelle collezioni del MoMA, del V&A e di altri musei internazionali, come le poltrone Nastro e Dondolo, messe in produzione nel 1968 ma progettate anni prima.

I primi anni Settanta rappresentano il periodo di maggiore attività specificamente architettonica e urbanistica, mentre alla fine del decennio riemerge forte il lato fotografico, esposto a Parigi nel 1978, alla Galerie Olivetti insieme a Ghirri e Fontana, dove presenta una serie di opere legate all’architettura e alle ombre, sequenze di grande intelligenza formale: è proprio l’ombra il tema fotografico prediletto di Leonardi.

Da questi interessi nasce la sua opera forse più visionaria, il pazzesco lavoro di censimento e restituzione grafica degli alberi, della loro architettura, delle loro ombre e delle loro forme, un lavoro insieme funzionale ed esteticamente affascinante, confluito nel 1982 nello straordinario volume L’architettura degli alberi.

Dopo aver continuato lungo gli anni Ottanta la sperimentazione sui materiali e sulle forme di produzione nell’ambito del design, con intuizioni precorritrici, si ritira nella casa-studio da lui stesso progettata a Modena negli anni Novanta, per venire infine celebrato dalla sua città in una grande antologica del 2017 che ha restituito tutte le sfaccettature della sua ricerca.

Cesare Leonardi

Un'immagine tratta da «L'architettura degli alberi» di Cesare Leonardi

Redazione GDA, 07 febbraio 2021 | © Riproduzione riservata

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