Al via il Narbo Via di Norman Foster

È stato inaugurato il museo archeologico di Narbona progettato dall'architetto britannico, nel quale un sorprendente braccio meccanico sposta i blocchi di pietra nel muro che divide il museo in due parti

La prima sala del museo Narbo Via © Région Occitanie Rilievi funerari che compongono il cosiddetto muro Una veduta dell'esterno del Narbo Via di Narbonne © Nigel Young Rilievi funerari che compongono il cosiddetto muro Alcune sculture esposte nel museo Affreschi dalla sala del Triclinio della domus rinvenuta nel sito di Clos de la Lombarde
Luana De Micco |  | Narbona

Una «biblioteca di pietre» è la spina dorsale del museo Narbo Via: una struttura metallica, come quelle dei magazzini industriali, alta 10 e lunga 76 metri, dove sono esposti 760 rilievi, ciò che resta di monumenti funerari perlopiù rinvenuti nelle necropoli dell’antica Narbo Martius e che per più di cent’anni sono rimasti stoccati nella chiesa sconsacrata di Notre-Dame de Lamourguier.

L’imponente muro divide suggestivamente in due il nuovo museo progettato da Norman Foster, l’architetto britannico che ha ideato anche il Carré d’art di Nîmes. Per Narbona ha pensato un edificio a sviluppo orizzontale in cemento stratificato, basso, del colore della terra che dall’architettura romana ha preso in prestito i «pozzi di luce» e il sistema di atri. Il «muro restituisce a queste pietre la monumentalità che a Narbona è scomparsa», osserva lo scenografo Adrien Gardère, associato dello studio Foster.

Narbo Martius
Narbo Martius fu la prima colonia fondata da Roma, nel 118 a.C., fuori dall’Italia. Capitale della Gallia Narbonensis, lungo la Via Domitia, fu un importante crocevia per i collegamenti con la Spagna e un porto attivo sul Mediterraneo. Ma a differenza delle vicine Arles e Nîmes, che hanno conservato le straordinarie arene, a Narbona i monumenti antichi sono stati demoliti nel corso dei secoli e di quel passato glorioso oggi restano solo frammenti, oltre 10mila reperti, riuniti per la prima volta in un unico luogo. Il muro con i rilievi riveste una doppia funzione: fa da «interfaccia» tra gli spazi espositivi e l’ala destinata alla ricerca e al restauro. «La sfida era mostrare al pubblico più reperti possibili rispettando le esigenze della ricerca. Abbiamo quindi creato qualcosa di innovativo che fosse al tempo stesso uno strumento di lavoro e uno spazio accessibile al pubblico», continua Gardère.

Un braccio meccanico si aziona lungo la struttura, preleva i rilievi e li sposta in funzione delle esigenze degli archeologi e della fruizione da parte dei visitatori. Un simbolo, in una regione dove gli scavi archeologici portano di continuo alla luce nuovi reperti: «Narbo Via vuole essere un museo in movimento. Le scoperte nella regione continueranno a far vivere la collezione», sottolinea il conservatore Ambroise Lassalle. Per la direttrice Valérie Brousselle, che ha il sostegno della governatrice della regione Occitania (la socialista Carole Delga), il museo può spingere la sua ambizione ancora più lontano.

Mediterraneo in rete
Ci sono già le basi per creare una rete di musei mediterranei in modo da far vivere insieme l’eredità romana comune. Un progetto culturale, ma anche politico, per costruire ponti tra le rive del Mediterraneo, mentre l’attualità è piena di naufragi di migranti e le idee oscurantiste dell’estrema destra si affermano nel dibattito pre-elettorale in Francia. Dei partenariati stanno nascendo con i musei archeologici di Nîmes e Marsiglia. Narbo Via collaborerà all’ammodernamento del Museo di Cartagine, in Tunisia, e nel contempo sta per firmare una convenzione con il Museo Nazionale Romano di Roma.

Iniziato una decina di anni fa, Narbo Via ha aperto le porte il 19 maggio scorso, ma è stato inaugurato solo l’11 dicembre, dopo vari rinvii dovuti alla pandemia. È costato 56,8 milioni di euro, di cui circa 50 finanziati dalla Regione Occitania, 6 dall’Unione Europea e 2 dallo Stato francese. Il percorso di visita racconta la fondazione della colonia romana, presentando i suoi monumenti, tra cui il colossale tempio in marmo dedicato a Giove, Giunone e Minerva (Capitolium), di cui restano alcuni blocchi. Una sezione è dedicata alla vita quotidiana di Narbo Martius con gli affreschi di una lussuosa domus rinvenuti nel sito di Clos de la Lombarde. È allestita anche una selezione di oggetti, rinvenuti nel sito del porto di Narbona, dove gli archeologi continuano a scavare, tra cui un’àncora del I secolo d.C. e un berretto in lana di un marinaio.

Fino al 22 febbraio, la mostra «Veni, vidi... bâti!», curata da Tom True, specialista di architettura antica, illustra l’eredità e le influenze delle costruzioni romane nell’architettura moderna: esposti anche il modellino in scala delle Terme di Caracalla a Roma, in prestito dal Museo della Civiltà Romana, e la prima edizione illustrata dell’opera di Vitruvio dal Museo Nazionale Romano. In maggio una nuova mostra ricostruirà l’antica Narbo Martius con l’aiuto della tecnologia 3D.

© Riproduzione riservata Una veduta dell'allestimento del Narbo Via © Région Occitaine Alcune sculture esposte nel museo
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