A Miart sono arrivati i grandi collezionisti

Moderno, mid career e nuove scoperte tra stand sempre più internazionali, ma i pezzi sensazionali restano ancora perlopiù riservati ad altre fiere e mercati

Una veduta della 27ma Miart © Il Giornale dell’Arte
Michela Moro |

Tutti carichi e pronti, il direttore Nicola Ricciardi e le 169 gallerie di Miart, quando si sono aperte le porte per l’edizione 2023. I visitatori hanno affollato in gran numero gli stand in un’inaugurazione durata un’intera giornata. Questa ventisettesima edizione si presenta come la prima consolidata del «dopo»: dopo il Covid e dopo i cambiamenti che si stanno ormai assettando in un nuovo ordine.

Sono cresciute le gallerie, venti in più della passata edizione, di cui molte straniere; molti anche i ritorni, segno dell’interesse per Milano, sempre più attraente internazionalmente. All’ingresso si viene accolti dalla torta di compleanno ideata da Maurizio Cattelan per il ventesimo anniversario della Fondazione Trussardi, ieri con tanto di banda al seguito. La Fondazione, nomade per scelta, ha portato a scoprire e rivalutare luoghi sconosciuti o dimenticati della città con artisti di prima grandezza e mostre certamente sempre di grande impatto e rilevanza, anche quando controverse.
Una veduta della 27ma Miart © Il Giornale dell’Arte
Nel gran numero di gallerie il percorso è compatto e si snoda su tre lunghi corridoi, i galleristi sono freschi e disponibili a raccontare gli artisti presentati. Presto per riportare le vendite, tanta l’aspettativa e la curiosità.
Di impatto e sostanza cattura l’attenzione lo stand di Kaufmann Repetto, un grande cielo su cui si posano le farfalle di Anthea Hamilton, le sculture di Simone Fattal, e poi i lavori di Katherine Bradford, Pierpaolo Campanini e Latifa Echakhch tra gli altri.

Tommaso Corvi-Mora, da Londra, ha scelto di partecipare solo a due fiere all’anno, Frieze e Miart, e presenta come sempre uno stand quasi monografico, in cui si possa ben capire il lavoro degli artisti: in questo caso Des Ferris e John Lindell, consolidati e complessi artisti mid career, pittrice l’una e scultore l’altro. Vincitore la scorsa edizione del Premio Herno per il migliore allestimento, mantiene prezzi contenuti tra i 5mila e i 12mila euro.

Vistamare, oltre a una gigantesca e ironica scultura, per fortuna di polistirolo, di Scotto di Luzio, propone un classico dittico di Ettore Spalletti e un’interessante scultura cinetica da parete di Rosa Barba, osservata con attenzione anche da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La collezionista era presente fin dall’apertura e già un’ora dopo aveva trovato spunti di acquisto interessanti: «Specialmente tra i giovani, ha detto. Vengo alle fiere proprio per questo, e per imparare sempre qualcosa di nuovo».
Una veduta della 27ma Miart © Il Giornale dell’Arte
Thomas Brambilla, bergamasco internazionale, vuole offrire visibilità agli artisti italiani come Marco Cingolani, Erik Saglia, e Matteo Callegari; propone come contraltare Jack Pierson, Wim Devoye e Lynda Benglis. «Son felice di essere qui, per la galleria le ultime tre edizioni sono state un bel risultato, Miart per noi è una fiera molto attiva», dice Brambilla, range di prezzi tra 8mila e 200mila euro.

Nello stand di fronte Luisa Delle Piane, regina del design, attende i collezionisti in Comme de Garçon total black. Nei corridoi tra i molti appassionati si vedono anche Laura Calissoni Colnaghi, Jacopo Etro, Nina zu Fürtenberg, Emanuela Galtrucco, Costantino della Gherardesca, Gilberto e Rosa Sandretto e Carlo Clavarino, presidente del Gruppo Aon Europa, Medio Oriente e Africa.

Sempre effervescente Francesco Pantaleone festeggia vent’anni di galleria con una installazione nero pece di Per Barclay che occupa interamente il pavimento dello stand. Alle pareti «Venti artisti per vent’anni, dice, tutti in quadreria, per citarne alcuni: Italo Zuffi, Loredana Longo, Letizia Battaglia, Flavio Favelli, Liliana Moro, Alessandro Bazan e Mangano & van Rooy».

Emanuelle Orenga de Gaffory, senior director di Perrotin, qui per la prima volta racconta: «Abbiamo molti collezionisti italiani e molti artisti in collezioni italiane, ci è parso giusto venire nel loro Paese. Proponiamo un mix di artisti tra cui alcuni, come Xavier Veilhan, già conosciuti dal pubblico italiano, poi Jean-Michel Othoniel, che lavora con il vetro a Murano, e Aya Akatano, che avrà presto una retrospettiva al Museo di Lione. I prezzi variano da 9.900 dollari della Akatano ai 130mila euro di Hans Hartung. Domani comunque cambieremo l’allestimento e proporremo altri artisti».

Da Alessandra Bonomo hanno preferito lavorare sulla fragilità e sulla luce, offrendo sculture in vetro di Murano di Tristano di Robilant e José Angelino (proseguimento ideale della mostra in galleria a Roma) e Calixto Ramirez, tutto tra 3mila e 10mila euro.
Una veduta della 27ma Miart © Il Giornale dell’Arte
Molto solerti i giurati del premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte Contemporanea e Giovani Artisti. Christian Marinotti, editore, Paola Ugolini, curatrice e Laura Cherubini, docente e critica, si sono aggirati veloci e scientifici nell’osservazione dei lavori. «È una bella edizione, conferma Cherubini, abbiamo già trovato varie opportunità tra i giovani».

Giò Marconi ospita tre generazioni, Trisha Baga, Will Benedict e John Bock, con una nuova serie di collage. «Per ora molto interesse su Baga che avrà una retrospettiva a Ginevra», dice il gallerista, prezzi da 10mila a 150mila euro.

Benjamin Trigano di M+B, Los Angeles, è felice di essere tornato qui, tanto che ha appena aperto uno spazio in un appartamento milanese d’epoca: «Siamo elettrizzati da questo nuovo progetto, che sta convogliando in città i nostri collezionisti. Miart è la fiera dove i mei artisti vogliono sempre venire, qui proponiamo artisti europei come Eva Beresin, già molto apprezzata».

Monica Bottani, Ribot Gallery, propone Bénédicte Peyrat, francese, e Andrei Pokrovski, russo, «utilizzano entrambi tecniche classiche con letture contemporanee, racconta,  le nostre cifre sono sempre contenute , 3mila-5mila euro, Miart dev’essere una bella occasione per i collezionisti attenti, ma anche per i curiosi che vogliono comprarsi un’opera con serenità».

Poi c’è la potenza del moderno della galleria Cardi: «Ci siamo basati sull’identità dalle galleria, dice Nicolò Cardi, quindi Minimalismo americano e Arte povera, Spazialismo e Arte concettuale. Pensiamo sì al pubblico milanese, ma questa mattina sono passati personaggi che solitamente si vedono solo a Basilea e i quaranta più importanti collezionisti italiani: abbiamo in corso molte trattative; si vede lo sforzo fatto dalla fiera, quindi bene». In vendita un museale Kounellis, un importante Merz, più Paladino e altri, fino a due milioni di euro le richieste.
Una veduta della 27ma Miart © Il Giornale dell’Arte
Elegante come sempre lo stand di Matteo Lampertico, dove una madre collezionista esorta la figlia giovane donna all’acquisto di una carta di Fontana, piccola «Fine di Dio» da 90mila euro.

Il moderno è sempre stata la punta di forza di Milano, ma quest’anno la sensazione è che molte gallerie abbiano scelta sì la via delle buone proposte e dei nomi classici, lasciando però in magazzino i pezzi sensazionali riservati a fiere più ghiotte. Corridoi affollatissimi con clou verso le 19.00, quando la mappa della fiera, primo premio per essere quasi illeggibile nella grafica cool, non serviva più: tutti guardavano e salutavano tutti, ma è sempre così, è anche questo parte del successo

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Michela Moro