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La facciata di Villa Malpensata a Lugano

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La facciata di Villa Malpensata a Lugano

A Lugano apre il Musec

È il nuovo Museo delle Culture della capitale ticinese, nelle sale di Villa Malpensata

Antonio Aimi

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Il 7 aprile a Lugano apre ufficialmente le porte il Musec, il nuovo Museo delle Culture (Musec) della capitale ticinese. L’inaugurazione coincide con l’arrivo della mostra «Je suis l’autre», progettata con la collaborazione del Museo Nazionale Romano. Il Musec è ospitato nelle sale completamente rinnovate di Villa Malpensata, che hanno subito lunghi e profondi lavori di ristrutturazione, ma, ovviamente, non hanno toccato l’esterno della costruzione che risale alla prima metà del XVIII secolo. Del nuovo museo abbiamo parlato con il direttore Paolo Campione.

Il Musec è attivo da tempo, in parte anche durante i lavori di ristrutturazione di Villa Malpensata. La riapertura ufficiale e la mostra «Je suis l’autre» rappresentano un effettivo salto rispetto al passato o sono parte di un processo senza particolari discontinuità?
Direi l’uno e l’altro. La continuità è nel modello di lavoro del Musec, fondato sulla ricerca svolta dal suo personale scientifico, sulle collaborazioni internazionali e sull’organizzazione del programma in «cicli» espositivi. La discontinuità è data dalla dimensione di Villa Malpensata, che permette la compresenza di quattro aree espositive e, soprattutto, garantisce un’ampia area, al primo e secondo piano, nella quale organizzare anche le esposizioni del nuovo ciclo (che abbiamo chiamato «Ethnopassion») dedicato al Primitivismo nell’arte del Novecento. «Je suis l’autre» è la prima esposizione del nuovo ciclo.

Che cosa accoglieranno le altre tre aree?

Al piano terra, lo «Spazio Maraini» è dedicato alla fotografia e ospiterà le nostre collezioni, le esposizioni del fortunato ciclo «Esovisioni» e personali di grandi maestri contemporanei, che si sono interessati al tema del viaggio e hanno documentato le culture «altre». Il 6 aprile vi inaugureremo «Le metamorfosi della nostalgia», un’esposizione dedicata all’esotismo nella fotografia dell’Ottocento, poi sarà la volta dell’Asia di Fosco Maraini. All’ingresso, lo «Spazio Tesoro» presenta gli highlight delle nostre collezioni di arte etnica, orientale e popolare.Al terzo piano, lo «Spazio Cielo», inaugurato e aperto al pubblico già da un anno, è dedicato alle nuove acquisizioni e al rapporto con il mondo collezionistico. Qui, sino a metà giugno, avremo «Un tesoro ritrovato», venticinque opere appartenute a Serge Brignoni, che ci sono state donate dal Kunstmuseum di Berna, con una selezione spettacolare di capolavori della scultura indonesiana.

Che cosa vi aspettate da Villa Malpensata sul piano qualitativo e quantitativo?

Una maggiore visibilità e un sensibile aumento dei visitatori. La nuova dimensione del museo e l’arricchimento dei suoi servizi al pubblico ci permetterà, inoltre, di dar vita a progetti più ambiziosi che in passato e di realizzare finalmente in casa le grandi esposizioni che negli anni scorsi abbiamo giocoforza dovuto allestire altrove. Peraltro, con grande soddisfazione nostra e dei nostri partner.

Qualche numero?

Puntiamo ad avere 50mila visitatori l’anno e a coprire un terzo dei costi con le rimesse dei biglietti, delle attività educative e commerciali.

Quali sono i progetti in campo per i prossimi anni?

Per quanto riguarda le grandi esposizioni, ogni anno a primavera ne avremo una dedicata al Primitivismo nell’arte del Novecento. Dopo «Je suis l’autre», sarà la volta del rapporto fra Chagall e l’arte popolare russa e poi ancora del rapporto fra Kandinskij e lo sciamanesimo. Per il resto dell’anno vi sarà l’alternanza fra una grande esposizione di arte etnica e un’esposizione dedicata al rapporto fra l’arte contemporanea e le sue fonti native. Nel 2019 sarà la volta di «Arte dayak» e nel 2020 di una monografica dedicata a Soly Cissé e alla «sua Africa». Seguiranno la scultura tradizionale dell’India e tre grandi artisti contemporanei cinesi.

La facciata di Villa Malpensata a Lugano

Antonio Aimi, 05 aprile 2019 | © Riproduzione riservata

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A Lugano apre il Musec | Antonio Aimi

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