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«Autonomous Morris» (2018) di Zak Ove (Lawrie Shabibi Gallery), Frieze Sculpture 2019. Foto di Stephen White. Cortesia di Stephen White/Frieze

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«Autonomous Morris» (2018) di Zak Ove (Lawrie Shabibi Gallery), Frieze Sculpture 2019. Foto di Stephen White. Cortesia di Stephen White/Frieze

A Frieze Masters seimila anni in quattro giorni

Ottava edizione con 130 gallerie sotto la direzione artistica di Nathan Clements-Gillespie

Federico Florian

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Parallelamente a Frieze London 2019, Frieze Masters presenta a Londra la sua ottava edizione: dal 3 al 6 ottobre a Regent’s Park si riuniscono gallerie d’arte moderna e contemporanea, antiquari e dealer specializzati in Old Master. Sotto la direzione artistica di Nathan Clements-Gillespie, 130 gallerie internazionali mettono in mostra sei millenni d’arte.

Fra le sezioni principali, «Spotlights» (a cura di Laura Hoptman, direttrice del Drawing Center di New York) presenta mostre personali di figure rivoluzionarie del ’900: la newyorkese Jenkins Johnson Gallery, ad esempio, espone i lavori di Ming Smith, la prima fotografa donna afroamericana a entrare a far parte delle collezioni del MoMA; mentre Repetto Gallery, di stanza a Mayfair, dedica il proprio stand agli esperimenti di luce di Bruno Munari.

Fanno parte di «Collections», sezione a cura di Amin Jaffer e Sir Norman Rosenthal, un focus sull’arte giapponese dal XII secolo alle avanguardie del dopoguerra (Gregg Baker Asian Art, Londra) e una presentazione di mobili e oggetti della designer modernista Eileen Gray (Gilles Peyroulet & Cie, Parigi). Fra le gallerie italiane, Alfonso Artiaco, Cardi Gallery, Galleria Continua, Tega e Massimo Minini, quest’ultima con un progetto dedicato a Georges Vantongerloo. Tra le straniere, Hauser & Wirth ha uno stand su Fabio Mauri e l’arte italiana del secondo dopoguerra e Lisson espone i primi lavori di Susan Hiller.

Nei giardini di Regent’s Park, il consueto progetto di sculture open-air (Frieze Sculpture). Fra gli altri artisti, Robert Indiana, Tracey Emin, Iván Argote, Huma Bhabha, Jodie Carey, Lars Fisk, Bettina Pousttchi, Tom Sachs ed Emily Young.

«Autonomous Morris» (2018) di Zak Ove (Lawrie Shabibi Gallery), Frieze Sculpture 2019. Foto di Stephen White. Cortesia di Stephen White/Frieze

Federico Florian, 03 ottobre 2019 | © Riproduzione riservata

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