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18 anni di Italian Sales

Le Italian Sales sono maggiorenni, o quasi: partite a cavallo degli anni 1999-2000 hanno celebrato quest’autunno 18 edizioni per Sotheby’s e 16 per Christie’s e sono diventate un classico

Michela Moro

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In questi anni hanno contribuito in modo esponenziale alla diffusione dell’arte italiana contemporanea, e di conseguenza all’aumento di valore delle opere. In entrambe le case d’asta si è seguito un filo, un pensiero, un sistema che permettesse a collezionisti e compratori di avvicinarsi ai nostri artisti con competenza sempre maggiore, tanto che il segnale più evidente che emerge è che gli acquirenti vogliono solo il meglio, e che, per fortuna degli artisti, le opere massime non sono sempre disponibili, o almeno non sempre lo sono i classici più classici; per intenderci meno «Fine di Dio» di Fontana e tele grinzate per Manzoni.

Detto questo, in entrambe le sessioni sono stati offerti pezzi di altissimo livello combattuti in sala, ai telefoni e anche online. Sotheby’s ha offerto un catalogo compatto con 46 lotti, di cui 39 venduti, e forse il risultato finale di 25.786.681 euro ha premiato proprio la compattezza del catalogo, con una vendita del 94,3% per valore e dell’84,8% per lotto. Più ampia era l’offerta di Christie’s con 59 lotti, dei quali sono stati aggiudicati quarantacinque, con un totale di 21.164.724 euro, una vendita del 73% del valore e del 76% per lotto. In entrambe le sessioni erano presenti in sala i più importanti mercanti e anche molti dei collezionisti italiani, che pur affidando ai telefoni degli esperti le proprie scelte non rinunciano al piacere della sala, con risultati a volte quasi comici: la sala è rumorosa, per parlare con l’esperto al telefono ci si deve esprimere ad alta voce, vanificando così, almeno per chi sta intorno, l’effetto anonimato.

Chi sicuramente non teme l’anonimato è Dimitri Mavrommatis che si è aggiudicato per 5.185.338 euro il magnifico Burri «Rosso Plastica 5», 1962, top lot di Sotheby’s. Volerà in America lo strepitoso Scarpitta, «Forager for Plankton», 1959, secondo dei top lot e record per l’artista, venduto a un privato collezionista per 2.396.213 euro, mentre rimarrà in Inghilterra l’arazzo di Boetti «La primavera dell’anno millenovecentonovanta», 1990, piazzatosi terzo. Da notare che l’«Enfant Juif» di Medardo Rosso è stato aggiudicato online, per 131.900 euro.

Da Christie’s l’incatevole «Coda di delfino», 1996, di Pino Pascali troneggiava sulle teste degli esperti ai telefoni, dominando decisamente la sala, e oscurando anche il grande Oehlen, in asta Post-War, e la mappa di Boetti, esposti ai lati del rostro, ed è stata imperiosa la sua aggiudicazione a 2.978.657 euro, record mondiale per l’artista e primo dei top lot. A seguire Pistoletto con «Uomo appoggiato», 1966, battuto a 2.181.025 euro e il Fontana blu a cinque tagli, «Concetto spaziale, Attese», 1966, venduto per 1.637.185. Rimarchevoli sono stati i risultati dei più nuovi, per le Italian sales, artisti come Giosetta Fioroni, 67.731 euro e Carol Rama, 202.807 euro, oltre ai record mondiali per Gianfranco Baruchello, 77.894 euro, e Ettore Spalletti, 141.625. A chi obiettava che siamo lontani dai risultati dello scorso anno, più del doppio rispetto a quest’anno, un’esperta rispondeva che «ogni asta è una storia a sé» e lo scenario in effetti varia continuamente, e conquistarsi un posto  all’Italian Sale è sempre cosa tanto ambita da spingere collezionisti dall’aplomb impeccabile a iscriversi all’asta pur di stare in sala, con un’inutile paletta in grembo sapendo di non aver nulla da comprare.

Michela Moro, 03 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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