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Materico analitico

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Nel gruppo di artisti che negli anni Settanta diedero vita, in Italia, alla Pittura analitica (Gastini, Griffa, Guarneri, Morales, Olivieri, Pinelli, Verna, Zappettini e altri), Enzo Cacciola si è sempre distinto per l’attenzione prestata ai materiali, specialmente il cemento e l’asbesto (l’amianto, oggi temutissimo per la sua tossicità), a cui sin dall’inizio aggiungeva prodotti pittorici industriali, stesi però su supporti tradizionali come il legno o la tela.

Il suo percorso è rivisitato, sino al 2 dicembre, nella mostra «Enzo Cacciola. Concezioni, processi e contesti nella pittura (1973-2016)», curata per Progetto-elm da Bruno Corà. Presente in mostre storiche come «Grado Zero», curata nel 1974 da Giorgio Cortenova per La Bertesca di Genova, Cacciola (nato ad Arenzano, Genova, nel 1945) nel 1975 partecipa alla X Quadriennale di Roma e due anni dopo è alla documenta 6 di Kassel.

Nella mostra milanese l’artista presenta opere precoci, fra le prime realizzate (già nel 1973) con materiali industriali e olio su tela; alcune «Superfici integrative», del 1973-74, nelle quali si spinge dalle due dimensioni verso la tridimensionalità; dei «Cementi con asbesto», 1974-75, e alcuni «Cementi» puri, 1975, fino a giungere alle opere del nuovo millennio, come i dittici, in cui introduce elementi meccanici e di giunzione-tensione.

Ada Masoero, 10 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Materico analitico | Ada Masoero

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