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Una veduta della mostra «La bellezza e l’ideale. La collezione Canova di Banca Ifis e la Pinacoteca viaggiante», Milano, Pinacoteca di Brera

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Una veduta della mostra «La bellezza e l’ideale. La collezione Canova di Banca Ifis e la Pinacoteca viaggiante», Milano, Pinacoteca di Brera

A tu per tu con i dodici gessi di Canova recentemente rintracciati

Acquistati e restaurati da Banca Ifis sono esposti per un anno nella Pinacoteca di Brera in dialogo con altri capolavori del maestro neoclassico conservati nel museo

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

C’è Letizia Ramolino Bonaparte, la madre di Napoleone, e ci sono le belle sorelle dell’«Empereur»: Paolina, sposata a Roma al principe Borghese; Carolina, sposata a Gioacchino Murat, generale napoleonico e poi re di Napoli, ed Elisa Baciocchi, principessa di Lucca e Piombino e poi granduchessa di Toscana. Tutte sono effigiate nei busti in gesso tratti da marmi di Antonio Canova (1757-1822) che, insieme a quelli di sue opere celeberrime come la «Venere italica», «Clio-Calliope», la «Musa Erato», «Tersicore» e la figura allegorica della «Pace», fanno parte del nucleo di 12 gessi canoviani rintracciati di recente presso dei discendenti dello scultore nella Villa Canal alla Gherla (Treviso). 

Acquisiti e restaurati da Banca Ifis attraverso Ifis Art, il progetto voluto dal presidente della banca Ernesto Fürstenberg Fassio, e sinora esposti solo nella mostra curata nel 2023 da Vittorio Sgarbi, «Antonio Canova e il Neoclassicismo a Lucca», e nell’edizione del 2024 di «Arte in Nuvola» a Roma, ora giungono a Milano, nella Pinacoteca di Brera, dove restano esposti per un anno, fino al 17 maggio 2026. Collocati in connessione visiva con il colossale gesso canoviano di «Napoleone come Marte pacificatore» della Sala XV, il cui bronzo è nel Cortile d’onore di Brera, i 12 gessi ritrovati, cui si aggiunge  la magnifica testa marmorea della «Vestale» (1818, di proprietà di Brera, museo statale, sebbene lungamente depositata presso la Galleria d’Arte Moderna-Gam di Milano, museo del Comune, di cui era diventata l’immagine-guida) delle collezioni braidensi, sono esposti nella Sala I, all’interno di un riallestimento del percorso che, mentre rievoca l’ideale di bellezza neoclassica coltivato all’inizio dell’Ottocento, quando la Pinacoteca stessa fu fondata, rende omaggio a Giuseppe Bossi, artista e segretario dell’Accademia di Brera che diede un forte impulso alla formazione delle collezioni permanenti. Quanto al rientro a Brera della «Vestale», il direttore Angelo Crespi ha anticipato che le collezioni civiche saranno largamente compensate di questa perdita con un nuovo, importante deposito, che sarà annunciato nei prossimi mesi.

Dieci dei busti ritrovati, realizzati tra il 1807 e il 1818 e alti tra i 50 e i 60 centimetri, sono calchi tratti da marmi del maestro, secondo una pratica frequente nello studio di Canova, che sovrintendeva di persona alla qualità e al numero (ridotto) di questi gessi destinati a diffondere e perpetuare la sua fama. Due di essi («Paride» e «Beatrice», 1813), sono invece modelli per sculture in marmo: a confermarlo è la presenza dei «repères», le borchie metalliche che indicavano agli sbozzatori dei marmi i punti di trasporto dal gesso al marmo. Dei gessi di proprietà di Banca Ifis, in mostra in Pinacoteca per un anno, ancora non si conosce la destinazione successiva: potrebbero essere depositati qui, o esposti in mostre itineranti o, ancora, esibiti dalla Banca, il cui presidente si è mostrato molto sensibile alla necessità di mettere le proprie opere d’arte disposizione del pubblico.

Insieme ai gessi, è esposto anche (per ora in una teca provvisoria, in attesa di quella, grandiosa e definitiva, che Goppion sta completando) quel vero gioiello della cultura neoclassica che è il «museo portatile», o «pinacoteca viaggiante», di Giovanni Battista Sommariva (1757-1826), colto e ricchissimo uomo politico (poi caduto in disgrazia), caro amico di Giuseppe Bossi e appassionato collezionista di opere canoviane (possedeva cinque importantissimi marmi e numerosi gessi) distribuite tra le sue dimore di Milano, Parigi e Tremezzo sul Lago di Como, nella superba villa che è oggi nota come Villa Carlotta, dove tuttora si trovano il «Palamede» in marmo, il gesso della «Musa Tersicore» e una replica della «Maddalena penitente» di Canova. Non volendo separarsi mai dai dipinti della sua collezione (opera di maestri come Pierre Paul Prud’hon, Jacques-Louis David, Angelica Kauffmann, Andrea Appiani, Francesco Hayez e altri), tra il 1810 e il 1823 Sommariva ne fece realizzare le minuscole riproduzioni a smalto dai migliori miniatori del tempo, per poterle portare con sé (e mostrare) ovunque andasse. Ne scaturì uno squisito micro-museo, poi donato nel 1873 alla Pinacoteca di Brera dalla nuora Emilia Sommariva Seillière (1801-88), che oggi ci restituisce il gusto collezionistico di quegli anni, in perfetta consonanza con il magistero di Antonio Canova.

Una veduta della mostra «La bellezza e l’ideale. La collezione Canova di Banca Ifis e la Pinacoteca viaggiante», Milano, Pinacoteca di Brera

Ada Masoero, 15 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

A tu per tu con i dodici gessi di Canova recentemente rintracciati | Ada Masoero

A tu per tu con i dodici gessi di Canova recentemente rintracciati | Ada Masoero