Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Alcune di sculture di Gaetano Di Gregorio in mostra da Artcurial

Courtesy Artcurial

Image

Alcune di sculture di Gaetano Di Gregorio in mostra da Artcurial

Courtesy Artcurial

Dialoghi silenziosi tra pittura e ceramica

Le tele misteriose di Marta Ravasi incontrano le ceramiche evocative di Gaetano Di Gregorio in un’esposizione intima unisce materia, forma e silenzio poetico da Artcurial Milano

Image

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Intanto, il titolo, irresistibilmente goloso: «Tarte Tatin». Come soffocare la tentazione di varcare, di qui al 15 giugno, il portoncino verde che introduce allo spazio espositivo di Artcurial, in corso Venezia 22 a Milano? Poi, una volta entrati in questa mostra con cui la casa d’aste Artcurial Italia prosegue nel suo programma di sostegno e promozione, senza fini commerciali, di giovani artisti e designer italiani e internazionali, ci s’imbatte nei dipinti di Marta Ravasi (Merate, 1987; vive e lavora a Milano) e nelle sculture di Gaetano Di Gregorio (Catania, 1972; architetto, designer e artista che vive e lavora a Venezia): opere che, in tempi «urlati» come i nostri, catturano lo sguardo con la loro quieta, silenziosa presenza.

Perché i curatori, Pia Sophie Biasi e Luca Zuccala, abbiano voluto accostare i loro lavori, appare subito chiaro: i piccoli e preziosi dipinti di Ravasi, tutti di produzione molto recente, e gli oggetti (meglio, le forme, che solo talora, ma non sempre, hanno anche una funzione: ciotole, vasi, piatti) di Di Gregorio condividono la stessa voce sommessa, le stesse cromie naturali (quelle della terracotta) e la stessa intrinseca, connaturata ambiguità: se le ceramiche e i gres dell’uno spesso ci interrogano sulla loro essenza, le piccole tele di Ravasi, artista che ha già all’attivo numerose presenze internazionali, sono a loro volta dense di mistero. A prima vista appaiono anch’esse come formelle quasi monocrome di terracotta poi, cambiando il punto d’osservazione, affiorano alla superficie fiori e frutti che si manifestano per un attimo come una breve rivelazione, pronti a scomparire di nuovo, frutto come sono di innumerevoli stratificazioni successive di colore. I lavori dei due artisti, pur così diversi, entrano così in risonanza e accendono un dialogo che fa di essi, commenta il curatore, «un unico, grande insieme».

Molto studiati nella composizione, i gigli e i frutti di Ravasi (2023-2024) riflettono gli stati d’animo che ne hanno propiziato la nascita e si propongono come piccoli enigmi, mentre le ceramiche (2020-2025) di Di Gregorio, da lui composte in due insiemi sul pavimento, mostrano talora una componente ludica nelle forme: come in «Cuscino», 2020, una sorta di ciottolo di dura ceramica che contraddice il titolo, o nei «cilindri», che sono puri e autoreferenziali solidi geometrici. A dar loro vita è il materiale, la ceramica, che rinvia a epoche primordiali dell’evoluzione umana e porta in sé le seduzioni di un colore caldo e avvolgente; di un’epidermide che, levigata o ruvida che sia, è una lusinga per il tatto; di una serie ordinata e progettuale di gesti (l’impastare l’argilla con l’acqua, il modellarla con le mani in una forma funzionale, il cuocerla alla giusta temperatura) che rappresenta uno dei processi più antichi messi a punto dall’umanità: una seduzione innata e istintiva cui è difficile sottrarsi.

Uno dei dipinti di Marta Ravasi in mostra da Artcurial. Courtesy Artcurial

Ada Masoero, 14 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Il 23 giugno 1965 i quattri membri della celebre band inglese arrivarono alla Stazione Centrale per esibirsi il giorno successivo al Velodromo Vigorelli. Di quel soggiorno restano oltre 500 immagini scattate dai sette migliori fotoreporter dell’agenzia Publifoto, oggi parte dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo

Sono stati 221 (mai così tanti) i luoghi che in questa edizione hanno superato la soglia minima di 2.500 voti

A 400 anni dalla morte di Brueghel il Vecchio, la Pinacoteca milanese celebra il rapporto che l’arcivescovo instaurò con i maestri nordici, nei cui dipinti vedeva un contenuto teologico, con un apposito riallestimento

A Palazzo Citterio l’opera video generativa dell’artista concettuale irlandese, uno dei pionieri della ricerca artistica attraverso l’IA

Dialoghi silenziosi tra pittura e ceramica | Ada Masoero

Dialoghi silenziosi tra pittura e ceramica | Ada Masoero