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Damien Hirst y su icónica obra "For the Love of God" (2007). Foto cortesía: PRUDENCE CUMING ASSOCIATES/ WHITE CUBE / EMPICS ENTERTAINMENT /CORDON PRESS

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Damien Hirst y su icónica obra "For the Love of God" (2007). Foto cortesía: PRUDENCE CUMING ASSOCIATES/ WHITE CUBE / EMPICS ENTERTAINMENT /CORDON PRESS

Il teschio non venduto di Damien Hirst

Potrebbe essere ancora nei depositi di Londra, ma avere comunque influenzato il valore e la richiesta delle opere dell’artista negli anni del suo boom

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Jenny Dogliani

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L’opera più costosa di sempre (per la sua realizzazione), «For the Love of God» di Damien Hirst, è stata venduta nel 2007 per 100 milioni di dollari. Falso. In una recente intervista di Hirst a «The New York Times», rilanciata dalla stampa internazionale, l’artista avrebbe dichiarato che l’opera, un teschio tempestato di 8.600 diamanti (costato 8 milioni di sterline finanziati da Hirst), si trova tuttora in un deposito ad Hatton Garden, quartiere londinese dei gioielli.

La proprietà sarebbe dunque dell’artista, di White Cube e di un gruppo di investitori anonimi. La presunta vendita risale al 2007, nel periodo del picco del mercato di Hirst, crollato poi dopo il 2008 (anno in cui le sue opere hanno raccolto all’asta 268 milioni di dollari, come documentato da Artprice).

Già all’epoca, come rileva «Artnet», la trattativa aveva destato dei sospetti. Cristina Ruiz, allora direttrice di «The Art Newspaper», aveva notato come la vendita dell’opera fosse stata annunciata subito dopo la notizia, data dal suo giornale, circa la volontà di cederla a un prezzo scontato di 38 milioni di sterline. Anche il costo di realizzazione dell’opera, stimato dalla London Diamond Bourse & Club tra i 7 e i 10 milioni di sterline, fu in quei giorni dichiarato di 15 milioni di sterline, per poi essere ritrattato.

La vicenda è tornata agli onori della cronaca in occasione della mostra personale di Hirst, «Forgiving and Forgetting», visibile fino al 27 febbraio nella sede newyorkese di Gagosian, dove sono esposte sculture in marmo della serie «Treasures from theWreck of the Unbelievable», presentata nella Fondazione Pinault durante la Biennale di Venezia del 2017 (che secondo alcuni osservatori fu anche un’operazione per rilanciare il valore commerciale delle opere di Hirst) e alcuni nuovi e brillanti dipinti astratti «Reverence Paintings», ispirati alla tecnica del Pointillisme.

Hirst, grande amante della pittura, al Pointillisme si era già ispirato durante il lockdown, realizzando un centinaio di particolari di alberi di ciliegio in fiore, i «Cherry Blossom», esposti in parte nella Fondation Cartier di Parigi fino al 2 gennaio scorso e andati tutti a ruba da Gagosian già prima dell’inaugurazione della mostra lo scorso luglio, con prezzi da 750mila a 3,5 milioni di dollari ciascuno.

Artnet fa sapere di aver chiesto a White Cube e a Science Ltd. (società di produzione di Hirst) un un commento in merito alla presunta vendita del teschio, ma di non avere, ancora, ricevuto risposta.

In fin dei conti, come direbbe Oscar Wilde: «Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli».

Damien Hirst y su icónica obra "For the Love of God" (2007). Foto cortesía: PRUDENCE CUMING ASSOCIATES/ WHITE CUBE / EMPICS ENTERTAINMENT /CORDON PRESS

Jenny Dogliani, 31 gennaio 2022 | © Riproduzione riservata

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