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Un’antologica di Vettor Pisani da Cardi
Frutto della collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, una mostra curata da Piero Tomassoni che Cardi Gallery dedica fino al 21 dicembre a Vettor Pisani, è commentata da un saggio in catalogo di Achille Bonito Oliva. Fu lo stesso critico, nel 1970, a invitarlo alla mostra romana «Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-1970», poi rimasta negli annali.
Pisani, che era nato a Bari nel 1934, aveva allora 36 anni e si era appena trasferito a Roma, dove aveva debuttato con la personale «Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp» alla galleria La Salita. Aveva anche vinto il Premio Pascali, con la mostra al Castello Svevo di Bari, e presto sarebbe stata la volta della partecipazione a documenta 5 (1972), invitato da Harald Szeemann e della Biennale di Venezia dello stesso anno (parteciperà ad altre cinque edizioni, fino al 1995). In quegli anni prendeva forma il suo universo creativo tanto singolare da risultare difficilmente classificabile nelle consuete categorie dell’arte.
Scomparso nel 2011, Vettor Pisani è ora al centro di un’ampia rassegna che ne rilegge l’intero percorso, più che quarantennale. In mostra sfilano sculture e installazioni, collage, disegni e stampe digitali. Le installazioni «Agnus Dei» (1970) e «Le uova di Simona. Omaggio a Georges Bataille» (1976; da lui riproposte a Napoli poco prima della sua scomparsa) affrontano temi oggi d’attualità come il rapporto con la natura, l’animalità e la sessualità. Oltre alle grandi tele-collage degli anni Ottanta, la rassegna include le opere più recenti in cui l’autore esplorava con occhi contemporanei i temi del Simbolismo, in un gioco di citazioni che il curatore non esita a definire «appropriazioni cannibaliche e incestuose».
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