Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliIl pittore che nel Seicento ha reintrodotto la pratica dell’affresco in Friuli-Venezia Giulia è il comasco Giulio Quaglio (1668-1751). Le sue opere rivestono le pareti e i soffitti di numerosi palazzi e chiese udinesi, nonché goriziane, e sono presenti oltre confine anche a Lubiana, Graz e Salisburgo.
Ora sono in corso di restauro le opere da lui lasciate nella graziosa chiesa barocca di Santa Chiara di Udine grazie a un finanziamento di 40mila euro sostenuto dalla Provincia, dalla Fondazione Friuli e dall’Educandato Uccellis, nel cui complesso l’edificio è inserito.
Gli affreschi del Quaglio, giunto a Udine nel 1692, sono datati 1699 e comprendono una serie di figure (santa Elisabetta d’Ungheria, santa Cunegonda, santa Ester, Religione cattolica e Fede) inserite entro cinque ovali in stucco sulle pareti laterali, interessate da efflorescenze saline e distacchi della pellicola pittorica. Il restauro si estenderà anche agli stucchi che racchiudono gli ovali, realizzati dai collaboratori lombardi dell’artista, Lorenzo Retti e Giovanni Battista Bareglio.
Gli altri affreschi del ciclo, presenti sulla volta e sulla parete di fondo della chiesa, sono in buone condizioni, mentre sulle pareti esterne (di origini duecentesche) saranno restaurati le vetrate, i portoni e il rosone, con un investimento di altri 96mila euro.
Altri articoli dell'autore
Ritrovato fortuitamente in una cappella del cimitero, forse è addirittura antecedente al prezioso Cristo del Duomo di Santa Maria Assunta: a breve i risultati delle indagini diagnostiche in corso
«Souvenir non convenzionali», illecitamente sottratti, tornano nei loro Paesi d’origine grazie alle indagini dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Udine iniziate nel 2022
I frammenti di affreschi della Cappella della Santissima Trinità, sacrificata dal rinnovamento settecentesco della Cattedrale, sono entrati a far parte del Museo del Duomo
Si chiama «Shipwreck of Sicily» il progetto cinematografico del regista statunitense incentrato sul recupero dei relitti sommersi: questa volta è il turno dell’imbarcazione del VI-V secolo a.C. recuperata nelle acque antistanti Ispica al centro del «Kaukana project» dell’Università di Udine con la Soprintendenza del Mare siciliana