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Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliÈ stato il lavoro d’indagine dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) di Udine a scoprire che nell’abitazione di un cittadino residente a Trento, che aveva sporto denuncia per furto subìto proprio in casa, erano presenti reperti archeologici «privi di documentazione che potesse attestare il loro lecito possesso». I beni, esposti come soprammobili in una vetrina e consistenti in materiali di vari ambiti culturali (anche italici) e diverse cronologie, sono stati sequestrati e restituiti, nelle giornate del 28 maggio e del 10 luglio scorsi, alle ambasciate di Grecia, Egitto e del Regno di Giordania, con cui l’ufficio di cooperazione internazionale del Comando Tpc ha avviato una stretta collaborazione per confermare l’illecita esportazione dai Paesi originari e la loro riconducibilità a quelle culture.
Le indagini, iniziate nel 2022 (quando il nucleo competente era appunto quello di Udine) a seguito della denuncia per furto presentata dal cittadino, hanno comportato ulteriori approfondimenti tecnici, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trento con l’ausilio dell’Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento nella persona di Lorenza Endrizzi, e hanno portato a confermare l’autenticità di quei manufatti e la loro provenienza dai territori esteri.
Nel comunicato del Comando Carabinieri Tpc si segnala, «a testimonianza del pregio dei manufatti recuperati, la raffinatezza delle decorazioni a palmette della “coppa megarese” di età ellenistica, così come quelle a “graffito” della coppa riconducibile alla cultura Mamluk». Il lotto più consistente è risultato essere un corredo fittile, riconducibile ad una sepoltura, «composto da quindici elementi in terracotta, tra cui unguentari di diverse misure e altro vasellame a forma aperta e chiusa, nonché numerosi altri frammenti dipinti», tutti databili al 300 a.C. e riconducibili al sito nabateo di Petra, in Giordania (sito Unesco dal 1985). Il denunciante aveva ereditato in buona fede il materiale dal padre «un noto medico e letterato della zona il quale, nel corso dei suoi viaggi e per passione personale, aveva collezionato in giro per il mondo questi “souvenir non convenzionali”, sottraendoli di fatto al patrimonio culturale di quegli Stati e alla pubblica fruizione».

Uno dei manufatti restituiti all’Egitto. Foto dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Udine

Uno dei manufatti restituiti alla Grecia. Foto dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Udine
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