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Nel 1972 Victor Burgin (Sheffield, UK, 1941) presentava la sua prima personale italiana da Lia Rumma, a Napoli. Ora, dopo la mostra «The Ideal City», 2014, nella sede milanese della galleria, torna a Napoli con «Dear Urania». Nella nuova mostra, Burgin (protagonista dell’arte concettuale, con una solida formazione anche in filosofia, docente universitario e autore di saggi fondamentali sulla fotografia e la teoria dell’arte) prende spunto da un singolare testo del 1857, Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell’anno di grazia 2057, ritrovato di recente da un discendente dell’autore, il matematico e astronomo Ernesto Capocci di Belmonte, direttore della Specola di San Gaudioso (oggi Osservatorio Astronomico di Capodimonte).
Anticipando di una decina d’anni Jules Verne, l’astronomo immaginava in queste pagine che l’astronauta Urania scrivesse una lettera all’amica Ernestina, rimasta sulla Terra, in cui narrava il suo «meraviglioso viaggio». Burgin muove da questo seducente stimolo, ponendosi nell’ottica della «terrestre» Ernestina, e intreccia in mostra cinque elementi: due videoproiezioni digitali, una delle quali esplora l’interno di un loft disadorno, intervallando testi e immagini mentre la seconda mostra le diverse fasi lunari, e tre gruppi d’immagini in cui s’intersecano liberamente passato e futuro. Insieme, sono esposte le due serie fotografiche di un suo lavoro su Pompei, «Basilica I» e «Basilica II», 2006, nelle quali il paesaggio lunare si fonde con quello della città vesuviana.
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