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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliIeri sera, sabato 11 novembre, si è appresa la tragica notizia della scomparsa di Davide Paludetto, trovato privo di vita nella sua casa, il Castello di Rivara. Figlio di Franz Paludetto, gallerista e curatore che ha segnato la storia dell’arte italiana rendendo il meraviglioso castello alle porte di Torino un cenacolo di artisti e intellettuali, aveva da poco compiuto 53 anni. Persona solare e gentile, assai interessata all’arte del territorio, animatore culturale con un forte amore per la creatività in senso lato, a 360 gradi (oltre all’arte, la musica aveva un posto speciale nel suo cuore quanto le buone letture).
Nel 2011 aveva fondato il suo spazio in via degli Artisti, a due passi dai Giardini Reali e dal centro cittadino. Nel roster della sua galleria apparivano nomi di prim’ordine del panorama nazionale e internazionale. Spicca però l’attenzione che Davide rivolgeva alla comunità artistica locale, ad autori torinesi come Carlo D’Oria, Domenico Borrelli, Maura Banfo, Paolo Grassino, Ferdi Giardini, Nicus Luca, Salvatore Astore, Paolo Leonardo, Alberto Castelli, solo per citarne qualcuno.
Proprio da loro arriva una testimonianza accorata. Per Maura Banfo «Era un fratello, era un fanciullo. Davide era questo. Le partite allo stadio, le sciate, i nostri pranzi, la musica, per me Davide era questo e tante altre cose». «Ha fatto parte della mia vita e il dolore è grandissimo. Si chiude un capitolo. La famiglia Paludetto ha segnato la storia dell’arte italiana. Avevo una quotidianità con loro negli anni Ottanta. La mia generazione, assieme a Sergio Ragalzi, Ferdi Giardini e altri e poi gli artisti di cui si sa, italiani più giovani ma anche nomi internazionali, ha gravitato al Castello di Rivara. Le istituzioni dovrebbero dare spazio a questa storia», afferma Salvatore Astore.
«Ci siamo parlati anche di recente e aveva grandi sogni e aspettative dal futuro. Davide era aperto ed entusiasta e la sua mancanza si sentirà», afferma Carlo D’Oria. Domenico Borrelli, tra i più legati al gallerista aggiunge: «Fa molto dolore perché era una persona, giovane oltretutto, con un entusiasmo e una bella carica, un grande cuore ed è difficile dire altro. Mancherà tantissimo e questa passione probabilmente ereditata ma anche coltivata personalmente con i propri intuiti, da tantissima amarezza. Solo una settimana fa inauguravamo allo spazio Aspesi assieme una mostra e lui già pensava oltre».
Adesso in molti si domandano quale sarà il futuro del Castello di Rivara Museo d’Arte Contemporanea, gioiello del territorio e custode di un passato ed un recente artistico da valorizzare.

Davide Paludetto. Foto di Maura Banfo

Un pranzo conviviale al Castello di Rivara tra Davide Paludetto e suoi amici e artisti

Carlo D’Oria e Davide Paludetto
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