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Dario Franceschini

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Che cosa ha fatto Franceschini in due anni

Stefano Luppi

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Roma. Due anni fa nasceva, per via parlamentare, il Governo presieduto da Matteo Renzi e al Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo si insediava Dario Franceschini, il cui dicastero ha diffuso l’attività svolta in questo periodo.

Nel lungo documento si legge che «Più risorse pubbliche, considerevoli agevolazioni fiscali per attrarre investimenti privati in cultura e incentivare il mecenatismo, 500 assunzioni a tempo indeterminato, 20 musei autonomi con una profonda riforma del sistema culturale statale, un modello di promozione turistica digitale e sostenibile, la nascita dei caschi blu della cultura con il riconoscimento internazionale del primato italiano nella tutela del patrimonio. Questi i principali traguardi conseguiti in due anni di governo intensi e impegnativi, coronati da tre grandi successi: la rinascita di Pompei, il riavvicinamento dei cittadini al patrimonio culturali nell’appuntamento fisso delle domeniche gratuite e il record assoluto di 43 milioni di visitatori nei musei e nei siti archeologici statali raggiunto nel 2015».

Dal punto di vista economico e fiscale va segnalato l’aumento del 27% delle risorse del Ministero con nuovi fondi per la tutela del patrimonio e i grandi progetti culturali e l’ArtBonus che ha introdotto il credito d’imposta del 65% per le donazioni in favore della cultura.

Il testo diffuso si presenta come una lunga disamina di quanto realizzato, con la ripubblicazione anche di numerosi tweet del ministro, ma non c’è alcune promemoria su quanto resta da fare (molto, a detta di molti osservatori) soprattutto a seguito dell’ennesima riforma del Mibact che oggi sta faticosamente assumendo nuove forme amministrative (ma l’età media dei funzionari resta altissima e la sperequazione Nord/Sud del corpo dei custodi è del tutto evidente).

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Stefano Luppi, 24 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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