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Sabrina Mezzaqui, «Lettere», 2010

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Sabrina Mezzaqui, «Lettere», 2010

Vedere per conoscere, dal Rinascimento a oggi

Alla Galleria Bper Banca un percorso di connessioni visive e concettuali ruota intorno al termine greco «paideia» e mette in dialogo artisti dall’antichità alla contemporaneità

Il confronto tra noti artisti di età moderna, come Jean Boulanger (1606-60) e il Guercino (1591-1666), e contemporanea qual è il caso di Sabrina Mezzaqui (Bologna, 1964) e Pietro Ruffo (Roma, 1978), operazione di cui si permea la mostra «Il tempo della scrittura. Immagini della conoscenza dal Rinascimento a oggi» presso la Galleria Bper Banca dal 19 settembre all’8 febbraio 2026, ruota intorno al termine greco «paideia». La curatrice Stefania De Vincentis, dando visione al significato della parola che designa un ideale di educazione e formazione globali dell’uomo secondo i modelli ereditati dall’antichità classica, approfondisce in questo modo storia e trasmissione del pensiero lungo i secoli, utilizzando lo strumento della scrittura e dell’arte visiva, sostanzialmente così riflettendo sul passato alla luce di presente e futuro. 

Che immagine e scrittura, infatti, siano alla base della trasmissione del sapere e del pensiero, con uno sforzo continuo dell’uomo di trovare un «quid» che unisca passato, presente e futuro, è quasi scontato dirlo: basti pensare, in questo senso, alle numerose riflessioni che la critica d’arte ha formulato intorno alla semplice parola «col tempo» che compare su un cartiglio nella mano della «Vecchia» di Giorgione da Castelfranco (1506 ca, Gallerie dell’Accademia, Venezia). 

Più complesso è invece ragionare dal punto di vista espositivo attraverso una serie di opere che coprono un arco temporale esteso dall’antico ad oggi: la mostra della Galleria Bper Banca, nata da un’idea di Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese di Roma, dà vita a molte connessioni visive e concettuali, ponendo in dialogo opere della corporate collection del gruppo Bper Banca con altre in prestito da importanti istituzioni nazionali come la Galleria Borghese e le Gallerie nazionali d’arte antica di Palazzo Barberini. 

I visitatori, dunque, possono «leggere» quanto esposto definendo anche propri percorsi visivi tra gli oggetti ordinati, generando personali Bilderatlas Mnemosyne alla Aby Warburg (1866-1929) o Parallel Encyclopedia di Batia Suter (Bülach, Svizzera, 1967). Se questi, ovviamente, sono esempi eclatanti, i testi visivi esposti a Modena possono anch’essi generare accostamenti e spunti pressoché infiniti (e personali). 

Le opere selezionate, infatti, sono molto varie, incluso un busto romano proveniente dalla Galleria Borghese, e soprattutto dipinti di Boulanger, Alessandro Mazzola, Giacomo Cavedoni (1577-1660) e Luigi Amidani (1591-1629) fino ai contemporanei citati. Il percorso, partendo da questi ultimi, si apre con «Lettere» (2010; l’opera è stata la vincitrice della seconda edizione del Bper Prize promosso in occasione di Arte Fiera Bologna 2025) e «Segni» (2009) di Mezzaqui, lavori che «concretizzano» la dimensione della scrittura, mentre di Ruffo sono esposti «I sei traditori della libertà», un’indagine visiva e concettuale sulla libertà individuale e collettiva composta da sei ritratti di filosofi realizzati nel 2009-10, nonché «Constellation Globe» (2024), già presente al Padiglione Venezia della 60ma Esposizione Internazionale La Biennale di Venezia. 

Nel percorso sono incluse anche opere di Giulio Romano (1492/99-1546) e Odoardo Fialetti (1573-1638).  

Stefano Luppi, 08 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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